lunedì 27 agosto 2012

La pita gyros e il rubicondo pizzaiolo


Sono le 11.21, sul mio personalissimo cronografo, e ho già fame. Mi mangerei un pio bove, appena uscito dalla santa messa. Crudo, e senza rimorsi di sorta. Certo, parlare di pita gyros non mi aiuta. E allora famo presto, così dopo vado a strafocarmi quello che c'è in cucina, non escluso il mobilio.

Parliamo di libertà di scelta, mettiamola così. Diciamo che mi viene un certo languorino, e siccome non ho l'autista devo soddisfarlo in modo autonomo. Diciamo che mi piace la pita gyros. Dunque, la scelta più ragionevole sarebbe quella di dirigermi verso il più vicino ristorante greco e ordinarne una. C'è però un problema: il ristorante greco non va più di moda. Sì, diciamo che un potentissimo cartello di ristoranti italiani ha visto nei loro omologhi greci una minaccia inaccettabile alla propria supremazia culinaria, e ha condotto uno spietato kulturkampf contro di loro. Una lotta senza quartiere, casa per casa, spiedo per spiedo, che ha ridotto la presenza di questo tipo di esercizi a pochissime catapecchie, lontane l'una dall'altra e in competizione fra loro. E allora io mi dirigo verso il più vicino ristorante italiano, e mi accomodo al tavolo indicatomi dal cameriere. Quando mi si chiede cosa gradisco, rispondo "pita gyros", perché ho una voglia irrefrenabile, un bisogno di quella pietanza. Il cameriere ha fatto una smorfia, o almeno mi è parso, quando ha sentito quelle due paroline di ellenico idioma. Ma è molto professionale, non batte ciglio, e si dirige verso la cucina con la mia ordinazione.

Un quarto d'ora dopo, dopo essere stato distratto con grissini, impalpabili antipasti di frittura mista e un programma di calcio in cui si discuteva dell'ennesimo rigore inesistente dato alla Juve, mi vedo presentare un abominio che sta alla pita gyros come Zuniga sta a Garrincha. Quello che io non so è che lo chef, bofonchiando contro la mia scelta antistorica, in un mondo in cui i ristoranti greci sono tabù, ha fatto una pizza nel forno a legna, ci ha messo sopra due cipolle, due patatine, un pomodoro a fettine e qualche pezzettino di pollo, la ha arravogliata in un cuoppo di quelli che normalmente usa per la frittura, e ci ha spruzzato un po' di maionese al posto dello tzatziki.

A questo punto, cosa dovrei fare io? Lamentarmi? Protestare? Ma l'errore alla base non è stato commesso proprio da me, che pretendevo di mangiare la pita in un ristorante italiano? Cosa ne sa un pizzaiolo di Casoria della pita gyros? La fame, nel mio caso, avrebbe dovuto essere accompagnata dalla consapevolezza di un torto subito: la guerra ai ristoranti greci era, in ultima analisi, una guerra al mio diritto di mangiare la pita gyros. Non siamo stati noi, clienti dei ristoranti, che abbiamo messo la pita fuori dalla storia, ma la perfida lobby dei ristoratori italiani. Loro sono il nemico della mia fame di pita. E allora io dovrei alzarmi, uscire dal ristorante e non mettere mai più piede in un esercizio della pizza connection. Risolvermi a frequentare, d'ora in poi, le bettole tristi e desolate dove si mangia la vera pita gyros, e praticare una certa diffidenza ogni volta che un rubicondo pizzaiolo aprirà bocca per parlare di cibo.

Perchè alla fine questo è il senso della mia libertà: il diritto di mangiare a sazietà, e di scegliere la pietanza di cui cibarmi. Libertà, democrazia, giustizia sono parole che riempiono la bocca di tanti rubicondi pizzaioli. Ma le parole riempiono la bocca, non lo stomaco. E se la pita era alla portata di tutti, non c'è un solo piatto sul menù del ristorante Bella Napoli che non costi sudore, rinunce, umiliazione, perdità di dignità. Vorrei comunicare questa semplice verità ai miei commensali, ma non riesco a catturarne l'attenzione: sono troppo distratti dai grissini, le fritturine e la moviola di Pistocchi per accorgersi di avere lo stomaco penosamente vuoto.

E comunque, il rigore non c'era.

6 commenti:

  1. Premetto che scrivo come posso e non ho grandi capacità espressive però provo.
    Allora, vediamo se ho capito la metafora: la pita gyros sarebbe uno dei valori fondanti della nostra repubblica, giusto? nella realtà questo piatto greco mi sembra piuttosto di nicchia, o no? Ma va bene, metto la piadina al posto della pita gyros.
    Dunque, trovare qualcuno che faccia una buona piadina è difficile. Perchè c'è chi oltre alla piadina fa tremila altre cose come hot dog, panini, hamburger, crescioni o cassoni, piada fritta (non facendone bene nessuna), c'è chi esagera con lo strutto e dopo ti sale il colesterolo e stai male, c'è chi te la precuoce sei mesi prima, c'è chi ti vende per piadina una cosa industriale imbarazzante e c'è chi dice di fare la piadina e invece fa proprio un'altra cosa. Poi ci sono i puristi che ti fanno pagare una piadina ( appena appena passabile) ottantamila lire.
    Quindi per me che ho a malapena duemila lire da spendere, è impossibile mangiare una piadina decente.Se ho capito la metafora, visto che nelle attuali baracchine non riesco a mangiare una buona piadina, non mi resta che scaravoltare uno dei nostri chioschi, metterci dentro mia mamma, (mia mamma perchè è brava a fare la piadina) e così IO sto sicura di veder soddisfatto il mio diritto e amen.
    Immagino che gli altri avventori gradirebbero e poi se vogliono continuare a gustare le altre porcherie, possono accomodarsi altrove. E' cosi?
    Allora fuor di metafora, perchè non stabilire un disciplinare dei partiti, cosi come esiste per il cibo?E' così improponibile?
    E se la piadina me la facessi da sola?

    RispondiElimina
  2. Evidentemente la metafora è infelice, o io non l'ho saputa sviluppare. Ho usato un piatto straniero proprio per simboleggiare in credo politico eterodosso. La pita rappresenta, lato sensu, il socialismo. La perfida lobby dei ristoranti italiani rappresenta le oligarchie economiche che ci hanno portato in questa crisi, cancellando diritti conquistati in secoli di lotte e facendo di fatto scomparire le alternative (o facendole diventare di nicchia, come dici tu). Forse ora si capirà meglio la metafora :-)

    RispondiElimina
  3. Se ho cambiato cibo è perchè lo conosco meglio e ne so la storia.
    Comunque si,ho confuso i valori del socialismo ( a cui ti riferivi) con quelli della repubblica ( bè, tanto ormai son di nicchia anche quelli.
    Comunque ora ho capito.
    penso.
    non so.
    I sudamericani, dici. Un pezzo di attualità che devo studiare meglio.
    Però non ho mai creduto alle ricette buone per tutte le situazioni. Non so se la pita gyros sia quel che ci vuole in Italia. Una sua versione? una sua evoluzione? si, ma italiana. Non di impostazione altrui.
    Io credo che la forza di un'alternativa se è autentica e genuina non si possa far scomparire.
    Ma sull'autenticità della ricetta, di questa alternativa, e sulla sua genuinità, sarei molto ma molto severa.

    RispondiElimina
  4. Certo, il Sudamerica sta facendo un suo percorso, noi dobbiamo fare il nostro. Ma un'idea purtroppo non trae forza dalla sua validità, se non in modo marginale. Viviamo in una società di grandi sperequazioni, e il potere mediatico è fortissimo. Per molta gente la televisione è l'unica fonte di informazione e conoscenza. Internet oggi è il luogo del dibattito e dell'acquisizione di consapevolezza.

    RispondiElimina
  5. Col cazzo non c'era il rigore!
    :D

    RispondiElimina