lunedì 14 ottobre 2013

Il bianco, il nero, e mille sfumature di grigio

Elio Petri mi scuserà se lo contraddico, ma io sono convinto che la proprietà sia ancora un furto. Da quando ho letto il libro proibito dell'arabo pazzo, in cui si esponeva questa massima, non ne ho mai dubitato. No, è inutile che lo cerchiate su Google, non è al famigerato Necronomicon di lovecraftiana memoria che mi riferisco, ma a un'opera che non oso menzionare, temendo che i compagni più ortodossi mi diano del petit bourgeouis e si rifiutino di farsi vedere al mio stesso tavolino, sotto i fronzuti olmi di un certo ritrovo di perdigiorno vomeresi. Dicevo, la proprietà è ancora un furto, e il mondo si divide ancora in chi lavora e chi ruba. A queste due categorie corrispondono logiche, etiche, visioni del mondo contrapposte e inconciliabili. Tutto questo è vero oggi come lo sarà domani, e fino a quando esisteranno lavoratori e ladri.

Come si spiega, allora, che la più dinamica forza politica italiana degli ultimi 20 anni (se non di più) sia nata sul principio che "le ideologie sono morte"? Come si spiega il suo ostinato attaccamento al concetto di superamento di Destra e Sinistra? Per provare a dare una risposta a queste domande, il vostro umile servo ha immaginato un'allegoria.

Pensiamo a un pittore che abbia nella sua tavolozza solo due colori di base: il bianco e il nero. Se l'artista in questione non è proprio lento di comprendonio, li mescolerà per ottenere varie sfumature di grigio, che accosterà al bianco e al nero nella creazione della sua composizione. Quello che l'occhio vede è un po' di bianco, un po' di nero, e molto grigio. Quello che c'è nel quadro è esclusivamente pittura bianca e nera. 

Le ideologie non sono affatto morte. Non esiste agglomerato umano privo di ideologia, dal più piccolo villaggio di pescatori della Groenlandia alla più sconfinata metropoli asiatica. Quello che è accaduto è che, formandosi e crescendo all'interno delle normali dinamiche di sviluppo capitalista, un ceto medio, in Italia come altrove, il bianco e il nero si sono mescolati. E, poichè ogni ideologia è funzionale all'autoidentificazione e alla perpetuazione della classe sociale che la genera, il ceto medio ha prodotto un'ideologia "grigia". Eppure quel grigio non esiste di per sé: è solo una mescolanza di bianco e nero.

Di fronte a eventi inaspettati, che sfuggono ai nostri schemi di riferimento, ai nostri modelli cognitivi, ci troviamo di colpo messi di fronte al bianco e al nero. La tragedia di Lampedusa (il primo dei due gravi naufragi che si sono purtroppo succeduti a breve giro) è stato uno di quegli eventi. Comprensibilmente, e inevitabilmente, la fregnaccia del post-ideologico (con tutto il rispetto per chi ci crede) si è sciolta come neve al sole. Il gruppo M5S al Senato ha fatto una scelta coraggiosa, della quale vado fiero come elettore pentastellato. La sconfessione venuta dal duo Grillo-Casaleggio è stata un gesto inopportuno e miope: tu che ti proponi come forza a suo modo rivoluzionaria non puoi contrappore il grigio al bianco e al nero. Non c'è bisogno che io mi dilunghi su un'analisi di questa gestione disastrosa del dissenso, lo ha già fatto benissimo Andrea Scanzi in questo ed altri articoli.

Adesso il Movimento, che io ritengo molto di più che non una falange armata di palmari al servizio dei suoi leader (altrimenti non lo avrei certo votato), deve prendere atto che è venuto il momento di abbracciare una visione del mondo. Se proverà ad oscillare fra i due estremi del bianco e del nero, a seconda della convenienza del momento, perderà il suo slancio rivoluzionario, la sua ragion d'essere, e quindi i suoi voti e il suo potere. Deve scegliere se stare con i lavoratori o con i ladri. Con i migranti o con i Tinazzi. Con i tossicodipendenti in astinenza lasciati a farsela addosso e gridare di dolore in una cella o i discutibili ideologi. E rendersi conto che, in ballo, c'è molto, ma molto di più dei rimborsi elettorali o delle auto blu.


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