venerdì 6 agosto 2010

Il padre che nacque dai suoi figli


Improvvisamente, egli fu. Laddove prima c'era stato il nulla, ora c'era la coscienza della realtà che lo circondava; una realtà ancora nebulosa, non ben compresa, ma che era indubitabilmente lì. Lentamente, questa coscienza si espanse, fino a farlo accorgere di se stesso, del suo corpaccione di uomo anziano, coperto da una specie di lenzuolo azzurro pallido. Aveva lunghi capelli bianchi, e una folta barba. Presto alle luci e ai colori si aggiunse un suono. Un lontano vociare che si fece pian piano sempre più distinto. Si mise a sedere, e guardò in basso. Fu allora che vide gli uomini.

- Chi siete? E io chi sono? E dove sono?

Gli individui che si rivolgevano a lui dalla Terra, molti chilometri più in basso, rimasero leggermente delusi nel constatare che forse il loro dio non era proprio del tutto onnisciente. Ma non si persero d'animo, forti della loro fede.

- Siamo il tuo popolo, Signore! Tu sei il nostro dio, colui che ha creato il cielo e la terra. Ti trovi nella tua dimora celeste, nella quale, a te piacendo, ti raggiungeremo dopo la nostra morte.

- Cosa avrei creato io? Fino a cinque minuti fa non esistevo!

- Sciocchezze! Se sei l'artefice di tutto ciò che esiste!

E così il più giovane dei vecchi scoprì di essere il protagonista di una serie di miti e leggende, sebbene fosse nato solo da pochi istanti. Dagli uomini apprese di essere il loro padre, e di essere il re del cielo e della terra. Sebbene quest'ultimo aspetto non gli dispiacesse affatto, il vecchio era un po' contrariato dall'ostinazione di quelle persone nell'attribuirgli opere e miracoli di cui andava solo allora scoprendo l'esistenza. Discussero a lungo, e su un punto in particolare le divergenze risultarono incolmabili: gli uomini continuavano ad affermare di essere stati creati dal vecchio, mentre quello era sempre più convinto che fosse accaduto il contrario. Volarono parole grosse, e qualche bestemmia (delle quali, però, il vecchio non si risentì affatto).
Fu a quel punto che gli uomini decisero che comunicare con Dio era compito assai difficile, e andava affidato a una casta specializzata proprio in quello. Mentre gli altri lavoravano nei campi o cacciavano, e le donne governavano la casa, questi uomini si sarebbero dedicati all'interpretazione della volontà di Dio, interpellandolo ogniqualvolta fosse necessario.

Gli uomini vestiti di nero, però, ingannarono i loro compagni: non parlarono mai con il vecchio, il quale rimase solo per secoli e secoli in un brullo paesaggio etereo, fatto di aria e nuvole e nulla più. L'inutilità della sua esistenza lo deprimeva, e la completa e ininterrotta solitudine a cui lo avevano condannato lo schiacciava con il peso della sua immutabilità. Così il vecchio cominciò a desiderare di morire. Ma in qualche modo sapeva che solo chi l'aveva tirato fuori dal niente poteva rimandarcelo. E una cosa simile sembrava improbabile alla luce del potere che gli uomini in nero avevano raggiunto fra gli uomini, i quali nel frattempo si erano moltiplicati ed evoluti senza mai però smettere di credere in lui.
L'unica cosa che impediva al vecchio di impazzire per la solitudine e la noia era l'assurda convinzione, piuttosto diffusa fra gli uomini, che a lui importasse qualcosa dei loro comportamenti. Rise dei loro sensi di colpa quando facevano qualcosa di assolutamente naturale ma che per motivi a lui non chiari era proibito dal suo libro (ovviamente scritto dagli uomini in nero); si rattristò nel vederli reprimere la loro natura per aderire ai dettami che gli uomini in nero avevano spacciato per suoi; e li invidiò perchè potevano morire.

Come tutti i vecchi, rimase seduto a guardare il mondo fuori, aspettando la pace che solo un gesto di misericordia degli uomini avrebbe potuto dargli. Ma gli uomini in nero (sempre loro...) dicevano che l'eutanasia era un crimine contro di lui. Allora il vecchio capì che l'unica speranza, per gli uomini e per lui, era la scomparsa degli uomini in nero. Fu questo il percorso logico, assolutamente inattaccabile, che portò Dio a diventare il più radicale degli atei.

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