giovedì 29 novembre 2012

Fame (I'm gonna live forever)


Mi avete rotto i coglioni. Dovete andare a lavorare. 

Solo così si poteva aprire, questo post. Solo così posso mettervi in guardia, cari amici del Bradipo, dal pressappochismo e dall'impreparazione con i quali tratterò, come spesso accade, un tema più grande di me. Ma siccome questo paese è privo di un ceto intellettuale, e la gente pensa che Oscar Giannino sia una persona intelligente solo perchè si traveste da Gabriele D'Annunzio e dice le parole difficili, io non mi mantengo, e vi riverso addosso la mia ignoranza e la mia scrittura confusionaria e a tratti fanciullesca. Eppure io, di questo potete star certi, qualcosa da dire ce l'ho; e questo mi rende già più degno di essere letto dei duecentoquaranta trilioni di finti blogger che vi vendono porta a porta la Bibbia semi-laica dell'ideologia dominante.

Questo post è interamente dedicato a tutti coloro che ammuffiscono per decenni in sale prove ammuffite (ammuffiscono per osmosi), facendo musica con onestà e integrità, e pertanto rimanendo oscuri e sconosciuti ai più. In particolare, lo dedico al gestore di una sala prove ben precisa, quella che frequento. Non farò nomi perchè mi rendo perfettamente conto di come una persona tutto sommato rispettabile e inserita nella società possa nutrire il sacrosanto desiderio di non essere associata in alcun modo a me e alle mie losche attività di blogger oscuro e avvezzo alle muffe. Vi basti sapere che costui è depositario di chiavi per il suddetto antro e versato nella teoria e tecnica musicale, applicata nella fattispecie al basso elettrico.

Ieri sera, nella consueta pausa di metà prova, divenuta necessaria in quanto si avvicinano i quaranta e vi giuro che dopo un'oretta di punk rock la vista si annebbia, ho intavolato con il suddetto musicista e fornitore di servizi una lunga discussione sullo stato dell'arte della scena musicale underground a Napoli, ma anche sulla musica e sull'industria musicale in generale. La musica rock e pop oggi fa cacare: su questo eravamo d'accordo. Se ne trova molta di più rispetto a 20 anni fa, ma paradossalmente il livello è sceso, anziché aumentare. Oggi chiunque può fare un disco; non più i demo di una volta, di qualità vistosamente inferiore ai prodotti industriali. Oggi, spendendo poche migliaia di euro, si riesce ad avere qualcosa che suona più o meno come i dischi "veri", dai quali il 90% degli ascoltatori (compreso me) non riuscirà a sentire la differenza. Una straordinaria opportunità, teoricamente, per esprimersi liberamente, per fare tutto quello che ti passa per la testa, senza dover scendere a compromessi con Tizio e Caio, senza dover subire processi di selezione. Faccio il disco, lo metto su Internet gratis, te lo faccio sentire. Ti piace? Bene, suono la tale data nel tale posto.

E invece no. Devo avere il produttore, il tour manager, l'ufficio stampa e lo scenografo ricchione con il baffetto. Perchè non sono un musicista, sono un cazzo di yuppie, voglio il successo, voglio i soldi, voglio che mi dicano bravo. Perchè da piccolo mi guardavo Saranno Famosi e volevo essere come Leroy. Perchè voi che mi venite a sentire mi fate schifo, mi servite solo ad arrivare dove voglio arrivare. Siete come i nemici morti di cui i mongoli riempivano i fossati per attraversarli, ed espugnare così i castelli. Io sono un grande artista, avete capito??? Passo le giornate a riempire Facebook di link, a caccia di un "mi piace" che dia una boccata d'ossigeno al mio ego ninfomane. E se non mi "likate", se non venite ai miei concerti, comincio a fare la vittima, a dire che in Italia non si può fare niente, che non si dà spazio all'arte e compagnia cantante (mi si perdoni il gioco di parole). Non mi passa neanche per l'anticamera del cervello che forse non ho talento, non ho niente da dire, non piaccio. Mi sto arrampicando, cerco appigli, non riscontri.

Ed ecco che il cerchio si chiude, dando in extremis una insperata parvenza d'ordine e compiutezza a questo post. Torniamo all'invito che ho usato come incipit: vai a lavorare. Se non riesci a vivere di musica, forse un motivo c'è. Vai a lavorare, la mattina, e la sera vieniti a chiudere fra le muffe che spettano a chi fa musica senza essere Leroy Johnson. Condividi quello che hai da dire e da dare, e può essere che alla fine qualcuno te lo dica pure, che sei bravo. Tu però non ci credere mai, fatti una risata e attacca il prossimo pezzo. Fai presto, che all'una, l'una e un quarto al massimo, l'impianto si deve spegnere. Poi dobbiamo andare a riportare la roba in sala, e poi...e poi a letto, che domani si lavora.

Muffe amate senza scopo di lucro

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