venerdì 11 gennaio 2013

Il monopolio della forza e lo spicciolo della vergogna


Orbene, questo post è da considerarsi un'appendice al precedente, ed è motivato dalle critiche mossemi da alcuni amici su Facciabucco. Il succo di tali critiche, se ho ben capito, è che il parcheggiatore abusivo non avrebbe alcun diritto di esigere lo spicciolo dal cittadino (nè con le cattive, nè con le buone). Diverso è il caso in cui lo stato o le istituzioni locali esigono da noi tasse, dazi, balzelli, tributi e quant'altro; a loro tutto è dovuto. Ci si può lamentare, certo, si può invocare la calva, lucente calotta cranica di un Benito o il baffo imponente e importante di un Giuseppe, a seconda dell'orientamento ideologico; tutto rimarrà naturalmente al livello del più inane sfogo, giacché entrambi i convocati giacciono in pace da svariati decenni, e per fortuna non hanno troppi epigoni al giorno d'oggi. Alla fine, quando l'uomo in divisa ti intima l'ALT, ti fermi; quando l'astrusa formulazione di codici e codicilli ti ingiunge di aprire i cordoni della borsa, li apri; quando il grigio e tristo esercito dei burocrati, armato di penne notoriamente più letali delle spade, ti comunica che il tal giorno alla tale ora dovrai espletare il tale obbligo, ti presenti come un soldatino, ed è capace che ti metti anche il maglioncino un poco meglio.

Tutto questo perchè esiste un principio nel mondo in cui viviamo, un'abitudine storicamente costituita a rispettare l'autorità pubblica e obbedire a chi ne è investito: il principio del cosiddetto monopolio della forza da parte dello stato e delle istituzioni locali ad esso subordinate. Sarà il caso di notare che questo principio non è universalmente riconosciuto; chiunque sia cresciuto a Napoli sa bene quanto assoluto sia il disprezzo del sottoproletariato di questa città per tutto ciò che è "stato", o assimilabile ad esso. Se ci piacciono Fabio Fazio, Roberto Saviano e la disfunzione erettile, vedremo in questo una prova di ineffabile grettezza; se qualche cosa l'abbiamo appresa, dai quattro libri che abbiamo letto e dalle discussioni un po' più "impegnate" fatte con quei quattro stronzi dei nostri amici, ci interrogheremo sulle ragioni storiche di una così netta divergenza di opinioni.

Che cos'è lo stato? Una forma di organizzazione del potere politico e giuridico, nient'altro.  Nasce, nella sua forma moderna, con l'ascesa della borghesia, e cresce e si sviluppa insieme a quella. La sua comparsa è inseparabile dal fenomeno dell'inurbamento (del resto il termine "borghese" indica proprio l'abitante di un borgo, una piccola cittadina). Queste sono conoscenze ampiamente condivise, e spero che non mi si contesteranno. A cosa serve lo stato? A creare un clima di sicurezza, attraverso rapporti di forza ben definiti, che consenta al cittadino (borghese) di esercitare i suoi commerci o la sua attività artigianale senza il timore di essere taglieggiato da svariate masnade. Tutta la storia del Medioevo, e parliamo di secoli e secoli, vede un costante sforzo da parte dei poteri più forti di rafforzare e consolidare il controllo su determinati territori, sui quali immancabilmente si muovono e operano altri poteri, più o meno autoreferenziali, in competizione fra loro e con il primo. Di sviluppo economico, in una tale situazione, difficilmente può essercene. Bisogna sapere chi comanda. Bisogna limitare l'uso organizzato, militare, della violenza alle contese con altri stati, e lasciare che a mantenere l'ordine a casa propria sia un potere forte e riconosciuto da tutti. Naturalmente, per tutti intendiamo la borghesia e l'alta nobiltà (la piccola e media nobiltà hanno spesso combattuto questo processo, che ne minacciava il prestigio e i privilegi, e che di fatto è sfociato nella Rivoluzione Francese). Il popolo questo nuovo assetto sociale lo subiva come aveva sempre subito qualsiasi altro mutamento ed evento storico.

Alcuni filosofi, ovviamente di estrazione borghese, hanno provato a dare un fondamento razionale e giuridico al potere statale, che evidentemente appariva loro come cosa "naturale" e confacente ai loro interessi. Hanno parlato di "contratto sociale". Semmai sia accettabile la tesi di un contratto stipulato per tacito assenso, e mai rinnovato e ridiscusso, va tenuto presente che questa sorta di accordo lascia comunque fuori tutti coloro che, privi di istruzione e completamente disinformati sulla realtà che li circonda, non hanno neanche mai sentito parlare di Locke. Quelli, i miserabili, hanno fatto la rivoluzione per cacciare il re e la regina, e si sono ritrovati, pochi decenni dopo, un imperatore borghese. Hanno imparato dalla scuola dell'esperienza che cambiano i titoli e le fogge degli abiti, ma non la loro sorte. E si sono organizzati anche loro.

Quando hanno provato la strada del riscatto collettivo, li hanno chiamati sovversivi e gli hanno puntato le mitragliatrici addosso; quando si sono armati, i membri di quella classe egemone che si era resa responsabile di due guerre mondiali, causando decine di milioni di morti, li hanno chiamati criminali. E allora io mi chiedo che cosa debbano fare i Gennaro Esposito di questo mondo per campare. Forse mettersi una camicia di un determinato colore e marciare ben inquadrati per mazzolare altri Gennaro Esposito, e difendere così gli interessi della gente "per bene"? Sì, effettivamente la borghesia li ha molto apprezzati in quella versione. Oggi hanno altre  divise, quei Gennaro Esposito supporters del potere statale, e hanno dovuto rinunciare a certuni sollazzi, come ad esempio la somministrazione forzata dell'olio di ricino, ma se la passano ancora discretamente, e soprattutto hanno l'approvazione e il rispetto di chi vive e prospera sotto l'ombrello di quel potere. Sì, dunque dev'essere questo il criterio: se hai la divisa mi puoi opprimere, reprimere, sopprimere, sputare sui miei resti e rifiutarti di renderli al petto della madre mesta. Se la tua divisa è una faccia scolpita dal sole, dal vento e dalla pioggia, non ti permettere neanche di avvicinarti, che grido al bruto. E vergognati di chiedere un euro a una persona che lavora.

A scanso di equivoci, e per evitare interminabili polemiche, vorrei chiarire una volta per tutte il mio pensiero. Per me divise e timbri non validano un beato cazzo, mi si perdoni il francesismo. Se rispetto una norma è perchè la ritengo giusta, o perchè non voglio incorrere nella sanzione che comporta la sua infrazione; non certo perchè riconosco l'autorità di chi me la impone. L'unico potere che reputo legittimo è quello - ipotetico e futuribile - di ciascuno su se stesso, e tutti su tutti. Rispetto, senso civico, e l'ambiguissima legalità, per me sono concetti che hanno valore solo in relazione al mio prossimo (prossimo, colui che mi è vicino), non a un potere che è il risultato di una storia in confronto alla quale la faida di Scampia è una barzelletta. Sì, avete ragione, il crimine non è una soluzione. E allora, la prossima volta che parcheggiate l'auto sulle strisce blu, invece del grattino, lasciate in bella mostra un cartello con su scritto, bello grande: "QUESTO AUTOMOBILISTA NON PAGA I CAMORRISTI".

3 commenti:

  1. Ciao Pierpà.. in questi giorni ho seguito senza intervenire le tue opinioni riguardo i parcheggiatori.. ora però mi sto chiedendo se hai sbattuto forte la testa.

    Evidentemente sei rimasto imprigionato in un ricordo romantico di quando eri bambino e il parcheggiatore diceva "una cosa a piacere" e ringraziava.

    Evidentemente non ti è mai capitato di sentirti rispondere molto male perchè l'euro che avevi era composto da monete da 20 centesimi.

    Evidentemente non ti è mai capitato di sentirti rispondere molto male perchè stavi ingenuamente dando solo 1 euro.

    Evidentemente ti è scattato qualcosa di assurdo nella testa che ti spinge ad arrampicarti sugli specchi scrivendo un post come questo qui sopra piuttosto che accettare di aver detto una sciocchezza.

    Evidentemente non riesci più a notare la differenza tra proletariato e "gent e merd".

    Mi spiace. Baci.

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  2. Tiziana, io mi rispondo, anche se non sono certo che tu abbia voglia di sentirti chiarire ulteriormente il mio pensiero. Che il parcheggiatore possa essere maleducato e aggressivo io non lo metto in dubbio. Queste sono qualità che niente hanno a che fare con la classe sociale di provenienza. Dalla maleducazione siamo circondati, e la gente di merda è ovunque. Il punto che si poneva era un altro, e cioè quale diritto ha il parcheggiatore abusivo di chiederti l'euro. La mia risposta è: nessuno. Ma lo stato, o il comune, ce l'ha? Questo è il ragionamento.

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