sabato 30 marzo 2013

Guerra di posizione e guerra di manovra


Bene, nell'ultimo post abbiamo lasciato Libero nel suo fortino, mentre tutt'intorno l'Italia sprofondava in un demenziale declino fatto di amoralità e sensi di colpa e inadeguatezza. Chi mai ci fermerà la follia che per le strade va, sotto forma di cortei di lavoratori, disoccupati, studenti? Chi mai spezzerà le nostre catene? Chi darà un futuro alle generazioni benvenute in Vodaphone, ma puntualmente respinte quando provano a farsi strada nella cosiddetta civiltà del benessere? Ci vorrebbe come minimo un incrocio fra Mario Merola e Gaetano Bresci, un supereroe che gira la mano e si mette a paccariare i signorotti feudali che gestiscono il potere politico in questo paese fino alla loro resa icondizionata; fatto quello, tale supereroe dovrebbe poi avere la forza e la determinazione per mettersi a tu per tu con il novello Sacro Romano Impero che ci opprime non meno di quanto il Barbarossa opprimesse le fiere città lombarde nel XII secolo, e dirgli che lo spread ci arimbarza, e che la strada verso la prosperità dovrebbe essere percorsa mano nella mano, non lastricata dei cadaveri dei paesi "poco virtuosi".

Vabbè, ci siamo fatti prendere la mano. I supereroi, lo sappiamo bene, non esistono. Esistono invece personaggi di particolare carisma che riescono a raggruppare intorno a loro moltitudini di scontenti. Il lettore capirà a questo punto che, se nell'Italia di qualche decennio fa l'insoddisfazione era più informata, e aveva una solida base nei meccanismi economici e nelle condizioni da essi creati, in quella di oggi il malcontento è istintivo, confuso, in qualche modo infantile. Questo dipende da fattori storici, nonché dall'azione incessante e indefessa della cultura e dei mezzi di informazione, che da una parte deovevano fare spazio al vuoto berlusconiano, dall'altra al vuoto piddiessino. Nuddu ammiscatu cu nnenti, mi pare si dica in siciliano. E allora eccola, la gioiosa macchina da guerra di Beppe Grillo, questa armata Brancaleone che va avanti a botte di vaffanculo. Qual è il suo obiettivo? Togliere di mezzo questo vuoto bipolare e ingombrante, questo buco nero che assorbe il futuro. Per metterci cosa? Su questo ognuno ha la sua particolare teoria, su cui è pronto a scommettere. Qualcuno, per forza di cosa, deve sbagliarsi. 

Ma osserviamolo, questo manipolo di cowboy, questa posse armata di palmari, mentre attraversa il territorio Comanche e si infoltisce di nuovi membri. Libero la scorge, dal suo posto di osservazione nel fortino, e immediatamente prova antipatia e diffidenza. Se non sono qui nel forte, non sono dei nostri. Semplice. Dice, ma quelli ce l'hanno con i Comanche, Libero. Una volta anche tu ce l'avevi con i Comanche, non te lo ricordi più? Lo sceriffo ti sta chiamando, ti sta invitando a uscire e unirti a lui. Togliti quella divisa da soldato blu che non significa più niente. Andiamo a sparare agli indiani. Facciamo guerra di manovra, conquistiamo il West. Nossignore, niente da fare; io resto nel fortino, e voi siete dei fuorilegge, senza divisa. Io faccio la guerra di posizione, nel fortino c'è posto, casomai entrate voi. 

A questo punto lo sceriffo fa notare a Libero che l'approvvigionamento del forte costa. Che i peones sono lì fuori, a lavorare come muli, taglieggiati dagli indiani, taglieggiati dai soldati blu. Ah, e non dimentichiamo i lanzichenecchi. Insomma, i peones fanno fatica a mettere un piatto di fagioli a tavola, e sempre di più si stanno rendendo conto che, se è vero che gli indiani li derubano in modo più sfacciato, questo non cambia la sostanza delle cose: il forte è un costo per la comunità, e non sembra avere una reale funzione. Ma chi combatterà gli indiani? Ma fammi il piacere, Libero. Combattere gli indiani? Voi? Fin quando non minacciano la sicurezza del vostro fortino, non vi scomodate nemmeno a sparare qualche colpo di avvvertimento. Allora, non vuoi uscire? No, entrate voi, piuttosto.

Dunque, lo sceriffo arriva all'unica conclusione possibile: il soldato blu è nemico quanto l'indiano. Tanto più che è in ottimi rapporti con i lanzichenecchi, e di questo i peones si sono accorti. Libero scuote la testa, dice che questa è roba da Selvaggio West. Ma mica esce da quel forte, eh... E allora i peones si facciano i loro calcoli. I fagioli prima o poi finiscono; per quanto ancora vogliamo darli a questi signori? Guerra di posizione, o guerra di manovra? Meglio affrontare la fame, o le picche dei lanzichenecchi? Questo è il dilemma. Il colore della divisa, diciamocelo chiaramente, è un fatto che non ci riguarda più.

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