giovedì 11 aprile 2013

La promessa infranta, la levata di scudi e l'inesorabile avanzata di chi si fa il mazzo


 E' diventato difficilissimo parlare di politica in Italia. Non che sia mai stato facile, me ne rendo conto, ma ora come ora si rischiano dinamiche alla Peppone e Don Camillo. C'è, a occhio e croce, un quinto del paese che si stringe intorno al suo partito di riferimento, il PD, con una determinazione e un valore militare degno di ben altre battaglie. Per darvi la mia impressione su questo bislacco fenomeno, vi parlerò brevemente della mia adolescenza.

Dovete sapere che io ho frequentato il liceo classico. In quanto figlio di una laureata in Lettere Classiche, ero un "soggettone bipolare": della chimica e della fisica poco mi caleva, ma sul latino e greco ci ho fatto studi matti e disperatissimi. In primo liceo, la sorte volle mettere sulla nostra strada un vecchio reazionario, incartapecorito e incattivito dalla vita, che si rifaceva su di noi per mezzo della valutazione creativa. Ovvero, non si limitava al proverbiale zero spaccato, ma arrivava a conferire voti algebrici. Avevo un compagno di classe che una volta fece i salti di gioia per aver preso 2, anzichè il solito -2. Io, forte del mio bagaglio di conoscenze acquistate al prezzo della morte sociale, oscillavo fra il 5 e il 6. Per incentivarmi a fare ancora meglio, la mamma (che parola insidiosa...) mi promise che mi avrebbe comprato il mezzo se avessi preso un 7 in latino o in greco. Parafrasando Proudhon, all'epoca per me il mezzo era la libertà, ma era anche il furto; nel senso che, per provare ogni tanto quella sensazione di libertà data dalla motorizzazione, lo frocoliavo a un compagno di classe per farmici un giro. Guarda caso, lo stesso compagno di classe del -2 alle versioni.

Inutile dire che, se da una parte il Terrore instaurato da quel vetusto despota mi spingeva nella direzione dell'odio per i classici, la promessa di una completa mobilità mi infondeva rinnovate energie nello studio delle avite lingue morte. E così fu che presi quel benedetto 7. Era una versione di latino. Sallustio, se non sbaglio. Nei corridoi si parlava di me: non era da tutti andare oltre la sufficienza con quel docente. Ebbi i miei quindici minuti di fama. Ma quanto volentieri avrei rinunciato alle lodi del volgo, in cambio di un Ciao usato! Avrete capito che la mendace genitrice non mi comprò un bel niente. Nihil mihi donavit mater mendax mea. Madreeee!!!! Perchè non rendi poi quel che prometti allor? E la risposta è semplice: perchè fra di noi non c'era stato un patto. Perchè che io studiassi e me la facessi a piedi era nella natura, nell'ORDINE delle cose. Perchè il mezzo era pericoloso.

E veniamo al presente. Per ragioni che io posso solo in parte immaginare, e alle quali preferisco onestamente non pensare troppo, molti italiani si ritrovano nel Partito Democratico. Rendendosi conto della sua difficoltà, lo difendono strenuamente. Non vogliono perderlo, e mostrano un risentimento francamente eccessivo nei confronti del M5S, che peraltro aveva annunciato in tempi non sospetti di non essere disponibile per accordi post-elettorali. Levano gli scudi.

Uno scudo
 
 Non c'è da discutere, qualsiasi argomento usiate rimbalzerà addosso a queste persone. Secondo la Corte dei Conti, il costo della corruzione in Italia ammonta a una cifra che ora non ricordo (se vi piacciono le cifre, specie quelle sparate a vanvera, guardatevi le trasmissioni "di approfondimento") ma che insomma, se si recuperasse diventeremmo un paese ricco, ma ricco assai. Solo che recuperare quei soldi vuol dire andare a toccare i privilegi consolidati di gente che SI SUPPONE LAVORI, e invece campa sulle spalle di chi lavora davvero, senza nemmeno dover subire l'onta della riprovazione sociale. Professori universitari, professionisti, tecnici, intestatari di cariche e prebende varie, e via dicendo, non meno disonesti di Giggino la Polpetta, e forse ancora più dannosi. Se mi seguite ormai avete capito come la penso sul lavoro: è l'unica fonte legittima di arricchimento. Il lavoro. Questa bestia rara. Questa forza di progresso, di libertà, di uguaglianza. Il braccio che si flette, la mente che partorisce idee e concetti, l'essere umano che si supera combinando le proprie energie e capacità con quelle dei suoi simili. Lavorare non per il salario, andare oltre; lavorare per migliorare sé stessi e il proprio ambiente, per modificare il mondo e la sua percezione. Fino a quando la specie umana finalmente non dovrà più  elemosinare il mezzo alla mamma, perchè a quel punto se vuole il Superbravo se lo costruisce tale e quale a come lo facevano nel 1988. E poi a farsela a piedi saranno le mamme premurose e preoccupate che levano gli scudi.

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