martedì 25 settembre 2012

Branchi di lupi


Che grande invenzione, Internet. Da quando c'è, o comunque da quando ha raggiunto una certa diffusione, tutti possiamo leggere notizie online, imparare da Wikipedia di cosa si ciba l'armadillo, scrivere su un blog tutte le idiozie che ci passano per la testa, così come leggere le idiozie scritte da altri deficienti come noi. Tutto questo ci fa spesso illudere di vivere in un mondo in cui il sapere sia più accessibile, a portata di click; e siccome, parafrasando Gianfranco Marziano, l'evoluzione della specie ha portato dall'uomo primitivo all'uomo debosciato, non ci poniamo eccessivi problemi nel prendere per oro colato qualsiasi cosa ci capiti di leggere in rete. Pensate ad esempio alle citazioni false dei personaggi famosi. Non a quelle volutamente ironiche, ma a quelle che vogliono passare per autentiche, e non lo sono. Si tratta in realtà di concetti che qualcuno ha estrapolato dalla sua personale (magari imperfetta) conoscenza della celebrità in questione, e ha poi racchiuso in una massima che potrebbe anche non rifletterne il pensiero. Ma basta che la frase abbia appeal per il debosciato medio, e vedrete come piovono le condivisioni.

Una volta, quando Internet non c'era, l'accesso al sapere era più difficile. Dovevi comprare i libri, i giornali, o al massimo guardare programmi educativi in TV. Questo voleva dire maggiore difficoltà di condivisione, ma anche un maggiore "peso specifico" del sapere, che veniva assunto in modo più selettivo, attingendo a fonti di maggiore qualità. Se sbaglio a citare un autore in un libro, ben presto qualcuno mi farà notare l'errore; se attribuisco a Martin Luther King una frase che non ha mai detto su Facebook, probabilmente nessuno se ne accorgerà.

Fin quando si tratta di frasi fasulle che scaldano il cuore, nessun problema. Ma quando la comunicazione viene utilizzata con secondi fini, da persone che hanno interesse a convincerci di questo o di quello, bisognerebbe stare un pochino più attenti. Tutti possono scrivere su Internet; questo vuol dire automaticamente che la comunicazione sia diventata più democratica? No, per niente. Perchè fra te, ingenuo sognatore che posti citazioni errate di Gandhi, e i professionisti dell'indottrinamento mediatico non c'è partita. Se non hai senso critico, se non hai la consapevolezza di vivere in una società tutt'altro che omogenea e tesa al raggiungimento del bene comune, ma divisa per definizione fra chi lavora e chi si arricchisce, finirai per ripetere quello che ti ha messo in bocca la fabbrica delle opinioni. Se non capisci che Gandhi, prima che una brava persona, era uno statista di eccezionale intelligenza, ti illuderai che il mondo si cambia con la bontà, con le fiaccolate e postando foto strappalacrime sul tuo muro. E alla fine scriverai quello che ti ha messo in testa qualcuno che a Gandhi l'avrebbe bruciato vivo, probabilmente dopo averlo torturato.

Perchè il punto sta nel nostro bisogno di far parte di un branco, di una fazione, di una tribù. E tu, debosciato che vorresti il mondo a portata di click, e che aderisci a un'idea perchè è bella, non perchè è giusta e corrispondente al vero, sei facilmente arruolabile. Alla fine difenderai le cose che hai letto e sentito in modo feroce, sarai irremovibile nelle tue convinzioni. Questo non è vero solo per Internet, ormai vale anche per la carta stampata e la televisione. La Rete ha cambiato il nostro modo di vedere molte cose, e gli altri media hanno seguito la scia di quel cambiamento. Tutti i dibattiti che vediamo nei cosiddetti "programmi di approfondimento" hanno come unico scopo quello di dare l'impressione di un confronto, laddove invece c'è o semplicemente una masturbatoria riproposizione in mille salse di concetti già saldamente radicati nel sentire comune; oppure nel migliore dei casi, uno scontro fra posizioni opposte e inconciliabili, senza che si faccia il minimo tentativo di capire da dove nasce realmente lo scontro, e di spiegarlo al pubblico. Ormai l'informazione è indottrinamento inconscio o, quando ci va bene, liturgia.

Senza il senso critico non c'è la ragione e non c'è il torto, le idee diventano prodotti da acquistare: ognuno si compra quello che preferisce. I ragazzi di Salò e quelli che hanno combattuto il nazifascismo sono uguali, a parte il colore dei fazzoletti. E diventa accettabile, in nome della libertà di espressione, una pubblicità come questa, comparsa sugli autobus di San Francisco:


Ci sarebbe da capire chi è l'uomo civilizzato; non credo si possa definire tale chi ha partorito questa oscenità, nè chi la legge senza provare un moto di ribrezzo. Ma che volete, lui agisce nell'interesse del branco. Il lupo non è cattivo, è un animale con una forte struttura sociale, e obbedisce al maschio alfa. Preso individualmente, è amabile e cordiale. San Francesco e Kevin Costner possono testimoniare in tal senso. Purtroppo però il lupo non ha senso critico. Infatti, provate a intavolare un discorso con un lupo...tanto vale prendere acqua e sapone, e lavare la capa al ciuccio.

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