domenica 16 settembre 2012

Capire prima di parlare


Come è bello avere delle opinioni. E come è facile! Siamo bombardati da ogni genere di messaggi nell'arco della giornata, da ogni direzione. Praticamente un assedio. E come sorprenderci, dal momento che esiste una vera e propria industria delle opinioni, che ci coscrive a questo o quel partito, a questa o quella sponda, fazione o tribù, e ci fa anche pagare per il privilegio di appecoronarci? Noi usiamo le opinioni come beni di consumo, e nel farlo ci sottomettiamo a un'intelligenza che non è la nostra.

Come è difficile, di contro, capire. Ci si deve sforzare. Il ragionamento, il senso critico, l'autonomia di pensiero non si vendono da nessuna parte. E siccome siamo consumatori, sopra ogni altra cosa, spesso ci riesce più facile allinearci a qualcuno che consideriamo autorevole o semplicemente carismatico, e poter così disporre di munizioni a buon mercato da sparare contro chiunque non condivida la posizione che ci siamo comprati. Certo, perchè adesso abbiamo delle opinioni, e non avrebbe senso non usarle. E dunque parliamo, replicando discorsi che per la maggior parte non abbiamo nemmeno capito: se così fosse la nostra sarebbe una idea, non un'opinione.

"E quale sarebbe, di grazia, la differenza fra un'idea e un'opinione?" odo chiedermi dalla platea. Permettetemi dunque di ricorrere alla mia seconda lingua per illustrarvi il mio pensiero, all'idioma della perfida Albione, con il quale ho una storia d'amore di lunga data. L'italiano mi fu madre crudele e sprezzante; l'inglese mi avviluppò nei suoi fonemi apparentemente "duri", ma che in breve si fecero melliflua musica per le mie orecchie. Orbene, "capire" in inglese si dice "understand". Under - stand, ovvero stare sotto: capire significa sottostare a un'idea. Non siamo noi a dominare l'idea, è esattamente il contrario. Quanto sia sconveniente e scomoda questa realtà è facilmente intuibile. Da un momento all'altro ci si trova nel terreno minato e filospinato della morale, con un Kant che ti punta il dito come un certo medico tedesco di troisiana memoria. E allora meglio comprarsi un'opinione (dai giornali, dalla TV, da un sito Internet), tenerla in tasca (le cose piccole e leggere non ingombrano molto) e all'occorrenza sbandierarla come il vessillo della tua contrada al Palio di Siena. 

Però poi io, che non amo vessilli e guerricciole, provo fastidio quando interagisco - verbalmente o attraverso la lettura - con i fan delle opinioni. Ad esempio, stamattina, cercando come faccio spesso il senso della vita sul mio muro di Facebook, mi cade l'occhio su questo articolo. Immagino che chi lo ha scritto si senta colto e arguto. E invece io penso che sia un po' fessacchiotto, e vi spiego perchè. Innanzitutto, premetto che la mia non è una difesa dell'astrologia, che conosco quel poco necessario per fare il farinello con le fanciulle. Però penso che, se la si vuole criticare, si dovrebbe prima capire che cos'è. L'astrologia è un sistema di simboli e corrispondenze, che si propone di dare una chiave interpretativa del divenire, del modo in cui A diventa B e poi, magari, C. Non è psicologia, non è scienza nel senso moderno del termine, e non è nemmeno un sistema per prevedere quello che ci succederà domani o dopodomani. Che la si usi per questi scopi è fuor di dubbio, ma una disciplina non può essere certo criticata per l'uso scorretto che ne fanno le persone. Un certo tipo di pensiero "nazi-razionalista" (leggi CICAP e affini) prima affibbia all'astrologia una definizione che non corrisponde alla sua reale essenza, poi la inculca nella mente di coloro che non hanno passato nemmeno quei 3-4 pomeriggi che ho passato io a cercare di capirla (under-stand, stare sotto), e infine la demolisce in effige.

Un procedimento simile a quello che si è usato per convincere gli acquirenti di opinioni, dopo la caduta del Muro di Berlino e il successivo sfascio del blocco sovietico, che il tempo delle ideologie era finito, che non esisteva più un modello alternativo al capitalismo (quello che c'era aveva fallito, no?), addirittura che la storia era finita. Ora, trascurando il dettaglio piuttosto significativo che dietro queste affermazioni c'è un'ideologia eccome (ideologia tanto più sinistra e pericolosa perchè così potente da potersi permettere di travestirsi da semplice buonsenso), questo argomento è parente a quello di chi critica l'astrologia perchè Paolo Fox aveva detto che oggi sarebbe piovuto e invece c'è il sole. Se vuoi criticare l'idea socialista, criticala per quello che è, non per quello che tu pensi che sia. Capiscila, poi semmai la critichi. No? Va bene, come non detto. Torna a leggerti Paolo Attivissimo. Io vado a interrogare le stelle, un po' per gioco un po' per disperazione, su quando sorgerà all'orizzonte umano il tanto temuto astro della libertà.

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