martedì 25 marzo 2014

Farsi raccontare la fessa

Cari amici, vi prego di non stupirvi nè scandalizzarvi per l'apparente sboccataggine del titolo di questo post. Prima che mi diate del becero sessista e femminicida, indossando magari per l'occasione una maschera di Laura Boldrini e brandendo un simbolico cartellino rosso per esiliarmi dal consesso civile, vorrei farvi presente che la fessa è molto più di una semplice parte dell'anatomia femminile; la fessa è un'idea, un concetto, una fantastica metonimia. E, come tutti i concetti, è oggetto di narrazioni e rappresentazioni.

In altre parole esiste la fessa in sé, la fessa come categoria concettuale, e in ultimo la parola "fessa". Referente, significato e significante. Ora, è ben comprensibile a chiunque che, man mano che ci si allontana dal referente fessa in quanto categoria dell'esperienza per assestarsi sul piano concettuale, una parte sempre maggiore della natura del referente in questione si perde. Chi, nel momento in cui può scegliere fra la fessa e la sua rappresentazione, preferisce la seconda? Non dico niente di nuovo o di particolarmente controverso se affermo, parafrasando Jane Austen, che è un fatto universalmente noto che uno scapolo eterosessuale preferisce avere conoscenza diretta della fessa, piuttosto che visionarne resoconti più o meno grafici. Detto in soldoni, la fessa si deve provare, perchè raccontata non è la stessa cosa.

Curioso che questo principio, la cui ovvietà spero vi abbia fatto sorridere, diventi sfuggente quando si passa dalla fessa o dai soldi (che contendono alla fessa il primato della popolarità a livello globale, e con essa si trovano in un rapporto di notevole prossimità e interrelazione) a categorie concettuali la cui realtà esperibile è più aleatoria ma non meno importante. Ad esempio, la politica.

Ecco, già se io vi chiedessi cos'è la politica, sono certo che avrei da voi risposte molto discordanti. Maggiore uniformità nei vostri responsi troverei se vi interrogassi sulla fessa. Questo perchè la fessa è una categoria che si concreta nella privacy delle rispettive stanze da letto, è conoscibile in maniera diretta, senza mediazioni, e soprattutto a livello individuale. Per questo c'è questa enorme discrepanza tra la fessa in sé e il discorso sulla fessa, diciamo la metafessa. La politica no. La politica, se non la si vive nei suoi momenti di condivisione, nella sua dimensione assembleare, resta un discorso prodotto altrovi, da altri. E per condividere non intendo mettere qualche "mi piace" su Facebook e postare un link che ti è piaciuto; condividere significa stare insieme nello stesso spazio, ascoltare l'uno la voce dell'altro, guardarsi negli occhi, interagire. 

Oggi pomeriggio sono andato a sentire alcuni esponenti del M5S nella tappa napoletana del Noncifermate Tour, organizzato per dare modo ai deputati sospesi e naturalmente al MoVimento tutto di fare informazione su ciò che sta accadendo all'interno del nostro Parlamento. Non ricordo da quanto tempo non assistevo a un comizio di una forza politica. Credo fosse dagli anni '90, da quando Rifondazione Comunista era parecchio attiva a Napoli e in particolare nel mio quartiere, il Vomero. Da una quindicina buona d'anni, ormai, la politica era qualcosa che riguardava le narrazioni - peraltro, come ripeto spesso, fatte apposta per non far capire niente - dei mass media. O, in alternativa, le tristerrime assemblee da centro sociale, sempre più simili a quelle del Fronte Popolare di Giudea di pythoniana memoria. Stasera ho guardato in faccia gente che parlava di politica in modo tale da renderla reale, tangibile, concretamente esperibile.

Una signora si è rivolta a Di Battista, rimproverandogli lo scarso uso del mezzo televisivo fatto dai 5 stelle. Io credo che quella signora si sbagliasse. Che la televisione deformi tutto lo diceva già Pasolini 40 anni fa. Lo disse anche a Enzo Biagi, paradossalmente proprio in una trasmissione televisiva. Credo avesse ragione. Chi vuole capire la politica, quella vera, quella che sta provando a fare secondo me il M5S, deve capire che si tratta di una cosa sommamente concreta, che va vissuta, e solo dopo raccontata. La politica è lo sforzo sovrumano di ricondurre all'armonia la molteplicità, di trovare il minimo comun denominatore di infiniti percorsi e infinite istanze. Quella signora, tutto sommato, è già sulla buona strada, visto che era lì, e non davanti alla tivvù. Anche io ero lì, per questo ve lo racconto. Ma voi questa meravigliosa alchimia che prende forma, una forma non meno reale e tangibile della tanto sospirata fessa, preferite conoscerla o farvela raccontare? Date un altro sguardo all'immagine all'inizio del post, pensate alla vostra esperienza personale, e rifletteteci bene.

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