giovedì 13 marzo 2014

La paghetta



Quando ero un pargolo, papà e mamma mi davano la paghetta. Io ci compravo le figurine dei calciatori, la coca cola e chi si ricorda più cos'altro. Poi, con la pubertà, smisi di fare l'album e passai dalla coca cola alla birra, ma la mentalità era sempre la stessa: ero un salariato. Io studiavo e cercavo di essere un buon figlio, e i miei genitori mi davano in cambio qualche lira. Da dove venivano quei soldi? Ne avevo un'idea piuttosto vaga. Non avendo mai lavorato in vita mia, non poteva che essere così. Tutto ciò che mi preoccupava era di continuare a percepire quella paghetta prima del sabato sera, e poter così consumare il mio panino e la mia birra da Alexander, a via Cilea, angolo via S.Maria dalla Libera, Napoli.


Passarono gli anni, mi diplomai, mi iscrissi all'università. Venni a contatto con una realtà diversa. Ora dovevo organizzarmi da solo lo studio e gli esami. Non fu facile. La libertà, al contrario del libertinaggio, comporta responsabilità. Fu l'università a farmi capire il mondo degli adulti, quel mondo fatto di scelte e conseguenze. Quel mondo in cui di tanto in tanto, e a volte senza il minimo preavviso, ti trovi davanti a un bivio senza indicazioni e devi scegliere se andare a destra o a sinistra.

La mia personale convinzione è che molte persone non arrivino mai a realizzarle, queste cose. Restano ragazzi, non imparano a scegliere, a decidere, e a prendersi la responsabilità delle conseguenze. Vanno avanti con i paraocchi. Di conseguenza, non possono avere idee informate e degne di essere prese in considerazione sulla società e sulla politica. Sono ciucci di fatica, per cui tutto ciò che capiscono è la logica del bastone e della carota. Non sono in grado di comprendere il concetto di democrazia, per quanto possano riempirsene la bocca a sproposito. Il loro unico criterio, nel valutare un candidato, un partito, una proposta politica, è la speranza di ricevere la carota anzichè il bastone.

E veniamo al presente. La carretta si è impantanata, non va più. Il ciuccio ha preso bastonate su bastonate, ma non è riuscito a tirarla di un solo centimetro. Non solo; è da tanto che non vede più la carota, e neanche il fieno abbonda. Da ciuccio qual è, non si chiede perchè non riesce più a tirare la carretta, se per caso ci sia da fare una riparazione, cambiare una ruota, alleggerire il carico... Si è fermato e aspetta che il padrone gli somministri la tanto sospirata carota, sperando di non prendere più legnate. Io, che a mia volta spero di aver superato lo stadio ciuccesco, credo che con questo spirito la carretta sia destinata a restare ferma. E, poichè io mi pongo il problema della provenienza delle carote e dei soldi, mi rendo conto che non possiamo aspettarci atro che ulteriori bastonate.

Godeteveli, quegli 80 euro in più nella busta paga. Sempre che abbiate una busta paga, naturalmente. E sempre che alla fine vi vengano effettivamente dati, s'intende. Sono la vostra paghetta. Ma non contate di farci troppi weekend da Alexander. Sono una tantum. La carota si consuma molto, molto più velocemente del bastone. E chi ha sabotato la carretta che stiamo tirando lo sa molto bene. Quelli, a differenza dei ciucci, non portano i paraocchi. E sono bravissimi a prendere decisioni: sono secoli, millenni, che decidono per i ciucci.

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