martedì 29 aprile 2014

La peste nera


Cari amici, so che alcuni di voi hanno apprezzato molto il post in cui esprimevo l'idea, forse terra terra per alcuni, che l'intellettuale debba essere utile, non diversamente da un idraulico o da un muratore. Deve, per usare un verbo che nella nostra cultura è quasi turpiloquio, lavorare. Naturalmente la stragrande maggioranza dei nostri "intellettuali" non la pensa così, ed è alla luce di questa ovvietà che dobbiamo leggere la loro produzione.

Leggendo questo articolo si capisce bene quanto i nostri "intellettuali" (le virgolette sono a mio avviso d'obbligo) tremino nelle ginocchia e comincino a sudare freddo appena qualcuno insinua l'idea che forse anche loro, fra la prima colazione e il momento in cui spengono la luce per dormire, dovrebbero apportare un qualche contributo al benessere materiale e/o spirituale del genere umano. Quando poi qualcuno si azzarda a metterli sullo stesso piano dei comuni mortali, come se conoscere la poesia di Giambattista Marino non conferisse una palese e schiacciante superiorità morale sull'operaio che mischia il cemento nella betoniera, gridano alla lesa maestà. C'è un aggettivo, nel mio vocabolario di semi-analfabeta, per questo tipo di atteggiamento: classista.

Non che io non abbia i miei eccessi, intendiamoci. Ad esempio, per me il rapporto fra l'operaio e l'intellettuale è esattamente l'opposto, dal momento che è il lavoro a conferire dignità agli esseri umani. Massimo rispetto, dunque, per l'intellettuale che usa la mente come uno strumento di lavoro, e non come un'arma da impiegare al soldo di questo o quel signorotto. Questi ultimi sono i nuovi lanzichenecchi, che alle picche hanno sostituito le penne, al servizio non più del Sacro Romano Impero, bensì di uno che trova legittimità e forza in altre forme di religiosità; ma essenzialmente sono soldataglia di cui ci dobbiamo liberare.

Bene, bisogna conoscere il nemico. Chi è questo "signore"? Ecco la sua pagina su Wikipedia. Lui, che accusa Dario Fo di incoerenza per l'adesione giovanile al fascismo, ai tempi in cui faceva politica ha cambiato quattro casacche in sei anni. Non male. Lui, che si sente abbastanza integro moralmente da bacchettare Pirandello e Thomas Mann, va a scuola da Montanelli come giornalista, lo segue alla Voce, per poi iscriversi al PDS in un momento storico in cui D'Alema, Veltroni e compagni fingevano ancora di essere un partito di centro-sinistra. E credo che su questo capitolo abbiamo detto abbastanza. Più onesto sarebbe stato forse non impostare la sua critica sul concetto di coerenza.

Soprattutto perchè risulta evidentissimo dall'ultimo capoverso come quello che vuole fare confusione sia proprio il nostro Eccellentissimo Dottor Orlando, che accusa Beppe Grillo (non me ne vogliate se continuo a nominarlo su questo blog, ma che posso farci se tutti i mangiafranchi di questo paese se lo sognano la notte?) di voler sostituire alle nostre istituzioni democratiche "soviet e bande, quasi una repubblica post-Salò". In un articolo così breve il livoroso erudito riesce a offendere, oltre a Dario Fo, i seguaci di ben tre movimenti o dottrine politiche. E se la critica, anche espressa in termini forti, del fascismo è un mero ma doveroso esercizio di memoria, perchè è la Storia ad averci servito su un piatto d'argento il giudizio finale su quella aberrazione, le cose stanno un po' diversamente per quanto riguarda il marxismo-leninismo e il M5S. Notando en passant che i soviet sono stati un lodevole tentativo di esprimere democrazia dal basso in un paese nel quale non ce n'era mai stata, e che peraltro risalgono a prima della Rivoluzione d'Ottobre, passo subito all'aggressione di prammatica contro Grillo. E qui mi viene proprio da ridere. Perchè questi pagliacci che continuano, con un'ostinazione pari solo al loro astio e al loro insopportabile snobismo, ad accostare il Movimento 5 Stelle al fascismo, sono quelli che hanno ridotto e mantenuto l'Italia nello stato in cui si trova, che hanno trasformato la Repubblica per cui hanno combattuto i nostri partigiani in un enorme feudo da spartire nelle urne (magra consolazione scegliersi il feudatario..) e le sue istituzioni in bivacchi del malaffare. La peste nera, evidentemente, sono loro.


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