mercoledì 23 aprile 2014

Quando il prof. Wagstaff si prende sul serio...



Cari amici del Bradipo, vi siete mai accorti che il vostro blogger di riferimento, oltre ad essere uomo spiritoso e affascinante, è anche un fine analista politico? No? Ebbene, lo sono. Fidatevi. Tanto sagace e arguto da aver identificato nell'agghiacciante panorama dell'opinione pubblica italiana una tendenza magistralmente quanto inconsapevolmente esemplificata in un delizioso numero canoro di Groucho nell'esilarante Horse Feathers, per i non anglanti I fratelli Marx al college

Se non conoscete i fratelli Marx, vi consiglio caldamente di provare profonda vergogna per 10-15 minuti, al termine dei quali vi ingiungo di fare una ricerca online e procurarvi qualcuno dei loro film. Che gente come Panariello e Brignano faccia ridere qualcuno in questo scellerato paese è già uno sconcio di per sé; solo un numero crescente di persone che comprendono quanto insulsa sia la comicità di simili elementi può riequilibrare il torto cosmico e ridare una speranza all'italico riso. Ma sto divagando.

Dunque, per chi non li conoscesse, i fratelli Marx sono una delle massime espressioni della comicità ebrea di sinistra newyorchese, come direbbe Woody Allen. Il loro stile è surreale, anarcoide, nichilista. Come tutte le migliori espressioni culturali, sono morti da un pezzo. Purtroppo è finita l'epoca di chi ha contribuito a rendere il mondo un luogo un po' meno raccappricciante vestendo una risata, per dirla con il barbone modenese: oggi siamo presi d'assedio da pompose nullità vestite da parata che si prendono preoccupantemente sul serio. E di nuovo rischiamo di deragliare; andiamo con ordine, per quanto è possibile parlare di ordine quando c'è di mezzo Groucho Marx.

I don't know what they have to say, it makes no difference anyway
whatever it is, I'm against it!

Così esordisce il prof. Wagstaff nel suo discorso di presentazione al college presso il quale si è fatto assumere nel tentativo di far laureare finalmente il figlio, che con dodici anni di frequentazione dei corsi universitari è riuscito a battere anche il sottoscritto. Non è un incipit casuale. Racchiude l'intera poetica del quartetto, e definisce brillantemente il personaggio. C'è uno spirito magnificamente democratico e popolare nel baffuto accademico, così come in tutti gli straordinari personaggi interpretati da Groucho. Il suo nichilismo non è mancanza di rispetto dell'opinione altrui; è fiera ostinazione a reclamare il diritto a immaginare un mondo strutturato in modo radicalmente diverso, e soprattutto in modo fluido. Non gli interessa cosa hanno da dire i decani dell'università, lui è contro a prescindere, come diceva un mostro sacro della comincità nostrana che ai fratelli Marx si è ispirato spesso e volentieri. Il prof. Wagstaff è fieramente determinato a fare le cose a modo suo. Come quando entra in classe per una lezione di biologia e la trasforma, con la complicità di Chico e Harpo, in una battaglia combattuta con cerbottane e libri di testo.

Ma non è solo con i sussiegosi professoroni che ce l'ha il prof. Wagstaff. Da mesi prima che gli nascesse lo sciagurato figlio clamorosamente fuori corso, ripeteva dalla mattina alla sera "I'm against it!" In poche parole, non provate a inchiodarmi a ruoli pre-costituiti, perchè io non ci sto. E non è solo elusivo, il nostro professore. E' anche molto vendicativo, come ci avverte il figlio. Se gli giocate un brutto tiro, non vi perdona, e prima o poi ve la fa pagare. Anche in questo caso non va preso molto sul serio, dal momento che tutte queste cose Groucho ce le fa presenti mentre esegue una scanzonata coreografia  con la collaborazione del corpo docente di Huxley, salendo su una scrivania per il gran finale.

Ora, come accennavo prima, il cinema dei Marx è senza dubbio intriso di uno spirito democratico e popolare, e il filo rosso che lo attraversa è quella sana distanza da se stessi e dalle proprie convinzioni che fa la differenza fra un appassionato confronto e il massacro del tuo antagonista con un machete. Il punto è che una certa categoria di persone, che ricordano i barbuti e rigidi professoroni di Huxley piuttosto che il simpatico e sfrontato Wagstaff, quello spirito non solo non lo capisce, ma lo disprezza in ogni sua manifestazione. Ripete "I'm against it", ma non tira la barba alle pedanti cariatidi, non sale sulla scrivania a ballare, non frequenta gli speak-easy (SWORDFISH!). Questi individui sono nichilisti, irrispettosi dell'altrui punto di vista e vendicativi in un modo che non fa affatto ridere. Sono venditori porta a porta di dio, del quale cercano di spacciare mille differenti versioni, tutte rigorosamente incompatibili fra di loro. Sono sette in competizione per l'egemonia sul sottosuolo, dal quale sognano un giorno di emergere alla conquista del cielo. Sono, con ogni probabilità, ignari della filmografia dei fratelli Marx.

Horse Feathers ha una sottotrama romantica: Zeppo corteggia la donna di un gangster (è per quello che non riesce a terminare gli studi). Quando alla fine del film pare che stia per coronare il suo sogno d'amore, sposandola, gli altri tre fratelli lo spingono via e si sostituiscono a lui, in un magnifico sberleffo all'esclusività del sacro vincolo del matrimonio. Quel "we do" con cui Groucho, Chico e Harpo chiudono la pellicola è il complemento perfetto del "I'm against it" di cui abbiamo parlato. E trovo difficile immaginare un'allegoria della democrazia migliore di questa: possiamo essere in disaccordo su tutto, finché condividiamo qualcosa, sia pure una semplice risata.
 

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