domenica 18 maggio 2014

Un post lungo, noioso e pretenzioso


Da tempo sento una necessità che non so dire se sia frutto di una mia presunta maturità intellettuale o di un tempo che mi pare gravido di cambiamento: capire qualcosa di filosofia. Non è facile, amici, se tenete conto, come vi ho più volte candidamente ammesso, che sono ignorante e fesso. Non è che adesso io mi metto dieci minuti davanti a Wikipedia e capisco Kant ed Hegel. Eppure si avverte il bisogno, nell'assenza di autorevoli ingegni e di un dibattito politico e culturale serio, di avere criteri di analisi e valutazione. Non possiamo accontentarci delle letture prodotte da persone stupide e ignoranti più o meno quanto noi, e per di più interessate a turlupinarci. Il faro è spento, dobbiamo navigare a vista. E se il massimo a cui posso ambire io, personalmente, è un accendino Bic con poca carica, penso che farò con quello. Io voglio vedere la scogliera sulla quale temo che potremmo infrangerci da un momento all'altro, non una cartolina della scogliera di vent'anni fa.

La Storia è maestra di vita, non c'è dubbio, a patto che si capisca che si cambia spesso d'abito. E l'abito, si sa, non fa il monaco. Quello che fa il monaco è la convinzione di servire il creatore di tutto ciò che esiste, il nomos, stabilito il quale (ovviamente per rivelazione) tutto il resto viene da sé. La morale è obbedienza, aderenza a una legge immutabile a cui l'uomo è soggetto, costi quel che costi.

Mi è parso di capire, anche grazie all'aiuto di amici che la filosofia l'hanno studiata come si deve, e sono forse anche un po' meno fessi di me, che questa idea entri profondamente in crisi nel XVIII secolo, e soprattutto con Kant. Mi pare, e qui potrei sbagliarmi clamorosamente perchè si tratta di una mia impressione non sottoposta al vaglio dei saggi, che il buon Immanuel sia stato quel che si direbbe oggi un "innatista" per quel che concerne la sua concezione della ragione umana. Quanto sia sgradita questa concezione lo si può capire dal numero e dalla varietà di animali ai quali si è tentato e ancora si tenta di insegnare il linguaggio umano, con l'unico risultato di confermare sempre lo stesso semplice fatto: gli animali non hanno il concetto di sintassi, non ci arrivano. Ma non divaghiamo.
La mente umana ha caratteristiche proprie. Il modo di vedere il mondo dell'uomo non è quello del gorilla, dello scimpanzé o del pappagallo. L'uomo ha di più: ha il logos. E per questo, evidentemente, si è evoluto oltre il gorilla, lo scimpanzé e il pappagallo. Può concettualizzare la conoscenza e trasmetterla attraverso il linguaggio. E può giudicare, in un modo molto più sofisticato dell'animale, in quanto appunto articolato e comunicabile. Può, mannaggia a tutti i santi, produrre una sua morale.

Torniamo a Hegel. Lo maneggeremo con la stessa superficialità e imperizia che è toccata a Kant. Hegel credeva in dio. Per cui, quando ha sviluppato il suo sistema filosofico, ce lo ha messo dentro. Semplice, no? Se io descrivo una dinamica devo anche spiegare qual è la forza che la muove, e questa in Hegel, se non ho capito male, dovrebbe essere la Provvidenza. Il nomos di cui sopra che dall'esterno plasma la Storia.

Mo', se voi credete a dio, vi può anche stare bene tutto questo. Resta però un Kant appeso, e una domanda sorge spontanea: e se dio non esistesse? Il nomos dove lo andiamo a prendere? Al Carrefour? No, lo produciamo noi, cari lettori che ancora non mi avete mandato in mona, come dicono a Castellammare di Stabia. Lo produciamo noi costruendo giudizi su ciò che chi fa le veci della Provvidenza ci propina attraverso il ben noto processo di tesi-antitesi-sintesi. 

Non invidio i teisti, in questo preciso momento storico e in questo paese. La loro fede sarà messa a dura prova. Perché cercheranno il nomos, la legge, l'ordine immutabile che cambia continuamente nella forma per lasciare la sostanza immutata, dal momento che la sostanza è la divinità; lo cercheranno e, come la Titina della vecchia canzoncina, non lo troveranno. Inorridiranno nel vedere stuoli di semianalfabeti completamente ignari dei concetti di noumeno e giudizio sintetico a priori dare l'assalto alle loro chiese, ai loro santi e ai loro paramenti sacri. Si rifugeranno sui tetti, chiederanno al nomos di trarli in salvo, mentre la manifestazione fenomenica della minchia cacata inonderà le strade e le piazze. E quando resteranno buggerati da chi aveva scommesso, nonostante tutto, sull'Uomo, capiranno con un certo fastidio nella regione rettale cosa vuole dire "la legge morale dentro di me".
 

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