lunedì 2 giugno 2014

Destra, sinistra e casta


E niente, le ideologie sono finite. Questo, per la verità, sono vent'anni che lo vanno ripetendo. A me, però, non mi hanno convinto. Chiunque sia al corrente dell'esistenza di una oscura e sinistra pratica esoterica chiamata "psicologia cognitiva" e abbia preso contatto con le sue astruse nozioni capisce bene che non può darsi l'essere umano nel contesto sociale senza ideologia. Il nostro cervello ha bisogno di schemi, cornici, modelli di evento, nello stesso modo in cui i nostri occhi hanno bisogno di luce. Senza non può funzionare. Senza ideologia, senza questa impalcatura che ci permette di organizzare la conoscenza e la memoria, non potremmo condividere idee minimamente complesse. Che poi questa ideologia non debba necessariamente essere esplicitata e strutturata è verissimo. Nella maggior parte dei casi, le persone sono portatrici di ideologie inconsapevoli, di solito quelle espresse dal modello sociale dominante. Ad esempio, la maggior parte di noi (io no, ma i fessi non contano) crede nella legittimità della proprietà privata, e allo stesso tempo nel principio che la proprietà sia giustificata dal lavoro. Il fatto che la contraddittorietà di queste due proposizioni, ampiamente dimostrata da una congerie di esoteristi barboni, sia stata rimossa dalla schiacciante egemonia culturale di chi si arricchisce con il lavoro altrui, consente alla suddetta contraddizione di rimanere dormiente. Dunque, le ideologie non muoiono, casomai diventano invisibili.

Altra cosa è dire che le dottrine politiche del XX secolo, così come erano strutturate, sono superate. Questo è fuor di dubbio. Si sono scontrate con i loro limiti, e hanno mostrato le loro contraddizioni. E quando un'idea politica mostra le sue contraddizioni, lo fa in un tripudio di lacrime e sangue. Perchè i mattoncini con cui gli architetti del Vero costruiscono le loro sontuose cattedrali sono gli esseri umani. I quali, fin quando non impareranno a diffidare delle lettere maiuscole, potranno aspirare al massimo al ruolo privilegiato di gargoyle, ma non certo a quello di esseri liberi.

 Pippo Civati, in un'illustrazione di Gustavo Dorè

Alessandro Di Battista dice che il M5S deve allearsi con  lo Ukip, un partito liberista e isolazionista che con noi ha pochissimo da spartire, perchè solo così potremo fare la guerra alla Troika, ovvero la casta europea. Questa è una priorità che secondo lui e molti altri val bene qualche sacrificio; o meglio, per come la vedo io, il sacrificio di tutto un patrimonio di orizzontalità e democrazia partecipativa costruito, anche da questi parlamentari ed attivisti, in anni di lavoro. Sergio Di Cori Modigliani arriva a tirare in ballo Stalin e la sua strategia geopolitica alla vigilia della Grande Guerra Patriottica per dimostrare che l'alleanza con Farage sarebbe vantaggiosa, in quanto permetterebbe al MoVimento di sopravvivere in un momento difficile e riorganizzarsi. Gli sfugge forse un aspetto, che invece io ho l'impressione di aver colto: la priorità di Stalin era conservare l'integrità territoriale e l'indipendenza del suo paese; la nostra dovrebbe essere quella di proporre un'alternativa alla politica tecnocratica portata avanti dai partiti, tanto a livello nazionale che europeo. Allearsi con un partito che ha un'ideologia hobbesiana e un concetto di democrazia verticale e puramente rappresentativo per preservare il consenso elettorale e pesare di più in una assemblea parlamentare significa adottare una logica verticale, da partito. Significa fare un passo verso la famigerata casta.

Sono d'accordo, destra e sinistra non significano più niente, troppo spesso e troppo a lungo queste coordinate spaziali sono state usate ad mentulam canis. Ridefiniamole, dunque. Comincio io. Per me "sinistra" vuol dire libertà, giustizia, solidarietà, reciprocità, corresponsabilità, fratellanza e generosità. "Destra", invece, tutto ciò che rappresenta lo Ukip.
 

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