martedì 7 gennaio 2014

Un malore diffuso

Qualcuno che scrive molto meglio di me, e che probabilmente è anche più intelligente di me, ha già scritto di Bersani e del suo malore, con tutti gli annessi e connessi. Ho già condiviso il suo pezzo, dunque ora potrei anche astenermi dal dire la mia, considerato che sono d'accordo al 100% con il blogger in questione. Eppure c'è in me una capacità di indignazione che non accenna a scemare, nonostante chi la esprime sia indubbiamente uno scemo. E visto che difficilmente si avvererà mai il mio sogno di irrompere nella redazione de l'Unità col fucile spianato e gridare "I DOCUMENTI, PRESTOOO!!!" fa d'uopo che io mi sfoghi alla solita, inane maniera: scrivendo.

Non mi darete mai del populista abbastanza da farmi smettere di pensare che un giornalista il quale si schieri, in questo paese e in questo momento storico, a favore dello status quo, è una persona che ruba il suo stipendio. Si può avere questa o quella opinione, ma per uno che è andato a scuola pensare che le cose possano continuare così è da criminale, o da idiota. Il giornalismo è nato per informare i cittadini (the public, come si dice in inglese), aiutarli a destreggiarsi in un mondo sempre più complesso, in cui i nessi di causa ed effetto si moltiplicavano esponenzialmente e mettevano in relazione fenomeni ed eventi apparentemente lontani. Se il giornalista rinuncia a ricercare la verità, diventa inutile; se si schiera con il potere per il proprio interesse personale o di casta è deleterio e antisociale.
 
Questo articolo è una perfetta summa di quanto detto. Ci vanno ripetendo fino alla noia che i "grillini" sono gretti, meschini, forcaioli e quant'altro. Il malore di Bersani, prontamente strumentalizzato dal signor Jop, ha rappresentato un'ottima occasione per ribadirlo. Non c'entrano niente, evidentemente, le trasformazioni sociali determinate dalle politiche neoliberiste di matrice bipartisan portate avanti in questo paese negli ultimi due decenni. Non è che siamo diventati gretti, meschini e forcaioli perchè ci hanno tolto ogni sicurezza, ci hanno resi più poveri, costringendoci al contempo a lavorare di più (quando il lavoro c'è), ci hanno mangiucchiato pian piano il diritto all'assistenza sanitaria e all'istruzione (e non hanno ancora finito), ci hanno, in una parola, abbrutiti. Chi ce l'ha con il PD evidentemente è un reazionario, un ignorante, un populista e via dicendo. Con buona pace del barbone di Treviri, le condizioni materiali dell'esistenza non c'entrano niente.

Per dimostrare la pochezza morale di questi nuovi barbari l'autore dell'articolo non esita a proporre una interpretazione degli eventi politici recenti assolutamente distorta. Bersani non ha proposto al M5S "un percorso comune e positivo per il Paese". Ha semplicemente chiesto i voti per far partire un suo governo. Ha inoltre dichiarato senza tanti giri di parole che l'idea di governare insieme al M5S non era mai stata presa in considerazione (come è del resto ovvio). Bersani ha semplicemente adempiuto a un passaggio formale necessario, nel tortuoso cammino verso le larghe intese che si erano profilate come unica soluzione possibile (dal punto di vista del suo partito) all'indomani del voto.
 
Ma  Jop questo o non lo capisce, o fa finta di non capirlo. Sostiene che Grillo fonda il suo potere sull'astio, sui sentimenti più deteriori e le pulsioni più basse. Bisogna essere dei tontoloni per non capire l'operazione che sta compiendo il PD, attraverso le sue bocche di fuoco mediatiche: sta trasformando Grillo nel nuovo Berlusconi. Gli Italiani sono in larga maggioranza gretti, ignoranti, incapaci di ragionamento politico. Anche molti di quelli che votano PD. Per questo vengono aizzati contro il comico genovese. Tale è la pochezza politica del nostro centro-sinistra, e tanto lampanti le sue contraddizioni, che gli è necessario costruire il proprio consenso elettorale sulla paura dell'altro, esattamente come per decenni ha fatto la DC attraverso l'anticomunismo. Questo risulta ancora più facile dal momento che quei signori hanno veramente paura di Grillo e del suo movimento.Non della grettezza, della meschinità e della faziosità che anche loro sfruttano, nelle forme a loro congeniali; hanno paura dello spirito popolare che incarna. Hanno paura del fatto che milioni di persone si ritrovano in quel movimento. Hanno paura della presa impressionante che ha sul senso comune, e che loro chiamano "populismo".

Il malore di Pierluigi Bersani sembra quasi una trovata narrativa. Parrebbe simboleggiare lo stato di salute precario di tutta la nostra società, tanto della sua economia quanto della sua vita pubblica. Pare che l'ex segretario piddino si stia riprendendo. Speriamo che lo stesso si possa dire di noi. Sempre che una simile speranza non sia becera e populista.

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