lunedì 26 luglio 2010

Il calippo, la birra e la morte dell'Occidente


Il video delle due romanacce sulla spiaggia di Ostia sta diventando un vero e proprio tormentone. Le due giovani donne, probabilmente senza averne avuto nè l'intenzione nè la consapevolezza, si avviano a diventare personaggi mediatici. Beh, certo. In un paese dove tutto va bene, dove la disoccupazione non esiste, dove il lavoro e la casa non sono un problema per nessuno, dove la classe politica è amata dal popolo, al servizio del quale si dedica con zelo e passione; in un paese dove tutto va come deve andare, i media dovranno pur parlare di qualcosa, no?
Ma in fondo cosa interessa alla gente delle intercettazioni, della legge bavaglio, della marea nera nel Golfo del Messico, del fatto che le due Coree sono a un passo da una guerra che potrebbe vedere l'impiego di armi nucleari? Scusate, siamo onesti: cosa c'è veramente alla base delle nostre vite, se non i consumi? Le due coatte potranno avere un modo di esprimersi un pò più semplice e povero di molti di noi, ma ci rappresentano tutti. Sono un vuoto assoluto da riempire. Con la birra e il calippo, nel caso specifico.

C'è stato un tempo in cui questo nostro vecchio continente era il faro del mondo, producendo la cultura più raffinata e collocandosi all'avanguardia nelle scienze e nel progresso tecnologico. La sua superiorità era talmente schiacciante da spingere molti dei suoi abitanti a credere di avere il dovere di portare la civiltà anche ai meno fortunati, giustificando così la barbarie del colonialismo. Il fardello dell'uomo bianco, come ebbe a definirlo Rudyard Kipling, in arte Kipli. Gradualmente, abbiamo perso quel primato indiscusso, man mano che i frutti del progresso tecnologico e industriale si diffondevano in tutto il globo. Con l'affermarsi della società dei consumi, si è creata una controtendenza: loro, figli della cultura della frugalità, progredivano, si evolvano, si industriavano per migliorare; noi, per contro, tornavamo indietro, ci arrendevamo a un edonismo ottuso più o meno imposto dalla pubblicità, ci disabituavamo all'uso del cervello, e di ogni sua facoltà. Il risultato è che oggi il mondo occidentale ha perso il suo primato culturale e intellettuale, e nemmeno se ne rende conto. Qualche esempio? Hollywood, un tempo fabbrica dei sogni, non riesce più a sfornare una pellicola che non abbia come protagonista un giocattolo, un maialino parlante o il personaggio di un videogioco. L'informatica, già dominata dagli americani con la loro Sylicon Valley, è oggi uno dei settori trainanti della crescita indiana. Politicamente le cose non stanno diversamente: con gli Stati Uniti e l'Europa devastati dal pensiero unico e da politiche di macelleria sociale, oggi le speranze più consistenti di un reale progresso nell'arte della convivenza ci arrivano dall'America Latina di Chavez e Morales.

E allora che fare? Niente, non c'è più niente da fare. Pasolini ce l'aveva detto che dovevamo stare attenti alla televisione; ma gli esseri umani, come molti altri animali, trovano conforto nel branco. Ci siamo stretti attorno ai nostri totem, i nostri rituali, le nostre superstizioni. E non solo in Italia, naturalmente. Perchè la nostra cultura contemporanea non è altro che una variante di quella americana, di quella britannica, di quella spagnola e di tutte le altre culture contemporanee occidentali, dalle quali si distingue ancora in parte solo in virtù dei rispettivi retaggi storici. Tutto ciò che siamo in grado di produrre oggi è omologazione, attraverso la non-cultura subdolamente imposta dei consumi. Le nostre amiche parleranno anche in romanesco, ma non mangiano la pajata. Mangiano il calippo, e bevono la bira. Sì, ci manca una "r", ma per la casa produttrice della bevanda in questione fa lo stesso. Le nostre amiche vanno al mare, e se noi siamo in ufficio a sgobbare e sudare, guardare il loro video ci regala un momento di sollievo. E appena prenderemo le ferie correremo anche noi al lido di nostra scelta, e ordineremo subito un calippo per rinfrescarci, e 'a bira (oops, questo romanesco è contagioso) perchè uno ar mare se deve divertì. E ci disinteresseremo di eventuali guerre atomiche e di tutte le leggi porcata che il nostro governo - che tanto bene ci rappresenta - riuscirà a far passare senza troppo clamore.

Quindi divertitevi finchè potete, perchè è più tardi di quanto pensiate. Abbiamo i secoli contati, prima che un cataclisma globale, una crisi energetica o un'invasione di cinesi infuriati ci spazzino via. In fondo è quello che è successo ai nostri illustri antenati, gli antichi romani, no? Chissà se anche loro bevevano 'a bira. Chissà se avevano intuito che i Goti, i Vandali e gli Unni avrebbero devastato il loro impero decadente e corrotto. Magari lo sospettavano, ma facevano finta di niente. Proprio come noi. E chissà cosa penseranno i posteri di noi, una civiltà così ossessionata dal presente da non essersi accorta che il futuro le precipitava addosso.

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