sabato 10 luglio 2010

La barbarie del fitness e la gioia naturale del "fatness"

Alcune anime dannate fanno spinning, in una illustrazione di Gustavo Dorè

Dopo il triste sproloquio sul surrettizio ritorno dell'età vittoriana, voglio darmi a qualcosa di più leggero. Agosto si avvicina con la promessa delle vacanze estive, e vacanze per molti di noi vuol dire spiaggia e costume da bagno. Questo è il momento in cui l'italica stirpe si fa prendere in massa da rituali di follia collettiva: diete ed estenuanti routine di esercizio fisico da far sembrare passeggiate di salute le famigerate preparazioni atletiche precampionato di Zeman. Questo è il momento del fitness. Il momento in cui una società che fa il corpo oggetto di ogni sorta di abuso si rende improvvisamente conto dei segni lasciati su di esso da molteplici e multiformi maltrattamenti. E allora giù con ulteriori angherie nei confronti di questo nostro povero guscio mortale, costretto a mutare forma in modi e tempi assolutamente disumani. E questo perchè gli altri ci vedano come ci hanno detto che dobbiamo desiderare essere visti. Si può avere meno rispetto per se stessi e la natura di cui si è parte?

Io, ormai trentasettenne, e a differenza di Walt Whitman non proprio in perfetta salute, guardo la mia epa con romantico struggimento, pensando a tutti i bei momenti che abbiamo condiviso. La sfoggerò con orgoglio sulle spiagge di Gaeta, perchè è parte di me, della mia storia, e non rinuncerei a lei per niente al mondo. E perchè 'a panza è ppresenza. La pancia è segno di maturità e di una buona alimentazione; denota un individuo florido, che sa e può godere delle gioie del palato. E io dovrei sottopormi a fatiche degne di Ercole - di più, di Asterix - per farla scomparire? Ma siamo impazziti??? Io dico NO! al fitness, e sposo invece la filosofia del "fatness". Grasso è bello ("fat"=grasso, "ness"=suffisso sostantivante), in quantità modiche.

L'equivalente femminile della pancia sono i fianchi e i glutei. Su di loro la vita sedentaria deposita grassi "in eccesso" e cellulite. Questi sono in grado di generare vergogne, complessi e sensi di colpa da lettino dell'analista. Le donne in genere non se la passano tanto bene, si sa. Ma in questo periodo ancora di meno, soprattutto se fanno parte di quel grande club dell'invidia del pene che, se da una parte compete con grande tenacia con gli uomini, dall'altra ha già perso in partenza per aver accettato regole interamente decise dall'avversario. Queste donne vitali, capaci, intelligenti, vanno in palestra e si ammazzano di spinning, affinchè gli uomini approvino il loro aspetto. Affinchè non possano avere nulla da eccepire sul loro corpo. Se questa non è una resa incondizionata al patriarcato, ditemi voi cos'è. Ma non degeneriamo, questo doveva essere un post leggero, ed ho già usato la parola "patriarcato". Facciamo attenzione...
Vorrei invece attirare l'attenzione delle signore su un aspetto che trovo rivelatore. Guardate il girovita di dive d'altri tempi come Sofia Loren o Anita Ekberg, e poi osservate i modelli di bellezza proposti oggi. Perchè la donna florida, giunonica, che tanto piaceva ai nostri nonni, oggi è decisamente fuori moda? Mi azzardo a suggerire un'ipotesi. Nel dopoguerra eravamo poveri, la nostra alimentazione era frugale, e i lavori di casa venivano fatti ancora tutti a mano (e tutti dalle donne). Un bel paio di fianchi generosi evocava abbondanza, qualcosa a cui pochi avevano accesso. Con la progressiva diffusione del benessere ci si è pian piano allontanati da quel modello per approdare negli anni '70 alle forme scheletriche di una Twiggy; negli '80, impauriti dallo yuppismo e dal thatcherismo (la perfida Maggie non poteva non ridestare ataviche paure di castrazione), ci siamo rifugiati nel seno materno di Samantha Fox e Sabrino Salerno, ma solo per poco: i '90 hanno riportato in auge la donna snella, magari anche troppo, magari anoressica. Si direbbe che lo star system si ostina a proporre come ideale di bellezza femminile ciò che gli uomini trovano esotico e conturbante per cause più legate al contesto che non alla natura. Sia come sia, le persone (sia uomini che donne) hanno corporature diverse, e l'attrazione è questione complessa. Personalmente, se dovessi incontrare la donna della mia vita, non le chiederei le misure.

E magari la incontrerò proprio quest'estate al mare. Io le andrò incontro con la mia epa gonfia di dolci memorie enogastronomiche, lei dimenerà i suoi fianchi importanti in un'andatura da film anni '50, ma con più ciccia in bella mostra. Nuoteremo insieme, inebriati dall'amorosa vista, nonchè dai mefitici effluvi di cui il nostro mare abbonda ognora. Ci dichiareremo eterno amore di fronte a un ricco spaghetto ai frutti di mare, che poi divoreremo senza ritegno alcuno, innaffiandolo con un'eccellente Falanghina dei Campi Flegrei, senza preoccuparci di dove andrà a depositarli il nostro metabolismo. E poi squasseremo le nostre carni flaccide ma felici nella gioiosa danza dell'amore, un antico ballo che non prevede passi predeterminati, ma solo una continua, intricata e dilettevole improvvisazione.

Nessun commento:

Posta un commento