domenica 8 settembre 2013

La telenovela continua...


 Lettori del Bradipo, buona domenica. Quanti sono i santi da bestemmiare? Mi rendo conto che questa domanda, fatta così, a bruciapelo, può mettervi in crisi, vieppiù se non siete assidui frequentatori della parrocchia più vicina. Ma trattasi di domanda retorica, quindi rimettetevi seduti e riponete il calendario gentilmente donatovi dalla salumeria "F.lli Carraturo s.a.s.". Il senso della domanda era il seguente: a un certo punto ci si stanca di inveire a vuoto, e si cerca  un pubblico per le proprie giaculatorie. I vecchi hanno il pullman e l'ufficio postale, io ho questo blog.

Parliamo della nobile arte della telenovela. Inventata da un turista tedesco smarritosi sui picchi andini e pertanto in grave debito d'ossigeno nel 1926 e perfezionata negli anni, diventa uno dei maggiori prodotti di esportazione dell'America Latina. Ci sono rigorosi criteri da seguire, se si vuole girare una telenovela: le donne devono piangere periodicamente, gli uomini devono dividersi fra fetentoni e santi (generalmente si distinguono dall'espressione e dalla forma del baffo) e soprattutto - questa è la cosa più importante - il contesto deve essere appena abbozzato. Altrimenti che differenza ci sarebbe fra Cento anni di solitudine e Cuore selvaggio? La telenovela è la storia di - per dire - Facundo e Florinda. L'ambientazione nel Messico della rivoluzione di Pancho Villa ed Emiliano Zapata è poco più di uno scenario. Alla fine la stessa vicenda si sarebbe potuta ambientare in Polonia durante l'occupazione nazista, o a Secondigliano durante la faida del 2003. Insomma, in qualsiasi luogo che presentasse disagio sociale e una qualche turbolenza, a prescindere dalla sua natura.

Forse qualcuno di voi ricorda un post precedente in cui vi parlai di una telenovela tutta italiana; bene, questa è la seconda puntata. Nella prima abbiamo visto come PD e PDL si sono compattati per far fronte alla minaccia M5S. Nella seconda puntata, che si sta rivelando una puntata-fiume, stiamo assistendo alle vicissitudini giudiziarie e politiche di don Silvio Berluscones, perfido terrateniente, flagello dei peones, dei gauchos, dei campesinos, ma soprattutto del ceto medio colto e semicolto e dei redditi da lavoro dipendente (lavoro di concetto, più che altro) che costituisce la base elettorale del PD. Seguendo la logica della telenovela, ovvero quella di inquadrare sempre in primo piano gli attori, e non soffermarsi mai sul contesto, gli spettatori di centro-sinistra vivono con trepidazione l'attesa che li separa dalla loro ossessione: la morte politica e civile di don Silvio. Forse vi scioccherò se vi dico che a me non importa ormai niente delle sorti di questo viejo verde (una tipologia umana che la telenovela ha colpevolmente ignorato), ma è proprio così. Io non voglio Berlusconi in galera, io voglio una politica diversa. Non attori diversi, ma una politica diversa.

Voglio una politica che si rimetta a parlare di lavoro, di occupazione, di distribuzione del reddito, e che lo faccia in modo serio. Non voglio stare a guardare il baffetto di quello, il costume di quella, il magnifico portamento dell'attore che interpreta il leggendario gaucho Martín Fierro, e che resta in scena per ben cinque secondi prima di galoppare verso il tramonto.Voglio un'Italia in cui dei lavoratori si vergognerebbero di pubblicare un documento come questo contro altri lavoratori, o aspiranti tali. Voglio un'Italia meno politicamente corretta e più sveglia, che parli di politica dando pane al pane e vino al vino, e che contrapponga all'egoismo, alla furberia, alla ristrettezza di vedute e alla xenofobia della destra una visione del mondo alternativa, non un lessico diverso. E se, per assurdo, Berlusconi mi desse l'equo canone, io lo difenderei a spada tratta. Se Berlusconi domani mattina tirasse fuori un programma socialdemocratico, io lo voterei. Tocca il culo alle donne? E chi se ne frega. Ha rubato? In Italia chi non ruba sono solo i poveri cristi. Resta il fatto che in questo momento siamo in balia di una cricca di ultraliberisti colti, impeccabili nei modi e nel vestire, e che proprio per questo sono ancora più pericolosi. Perchè, in questa telenovela, l'azione si sviluppa tutta fuori campo. E gli spettatori non si rendono conto che i peones alla mercè dell'arbitrio del perfido latifondista con il baffetto appena accennato e il capello impomatato sono loro.
 

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