lunedì 2 dicembre 2013

Destra e manca


Ovvero: perchè in Italia manca una sinistra? Che fine ha fatto? Perchè il discorso marxista non ha più seguito? Adesso, giustamente, voi vi chiederete come mai mi pongo questa domanda proprio adesso. Dopotutto, sono quasi 25 anni che la sinistra perde lentamente ma inesorabilmente terreno. Me lo chiedo proprio oggi perchè ho letto una lettera aperta di Vauro a Dario Fo, in cui il disegnatore invita il "compagno Dario" a scendere da quel palco", riferendosi alla sua partecipazione al V-day di ieri. 

Non è questa la rivoluzione giusta, compagno Dario. Hai sbagliato rivoluzione. Questo è, in sostanza, il contenuto della lettera. Lettera che, peraltro, è molto breve e succinta, ci mettete un minuto a leggerla. Certo, perchè Vauro, al quale non piacciono "i portatori di verità assolute ed indiscutibili", non ha bisogno - o non ritiene di averne - di tante argomentazioni per convincere il "compagno Dario" a scendere dal palco pentastellato. Addirittura apre la lettera con quello che potrebbe sembrare un rimprovero: "Caro Dario, ma che ci facevi su quel palco?" Come se avesse visto un ateo entrare in chiesa, o un vegetariano in macelleria.

A dir la verità, un minimo di ragionamento è presente nel breve scritto del disegnatore toscano. Apprendiamo che non gli piacciono le piazze "quando non sanno che ripetere le parole del capo". Tutti liberi pensatori, questi intellettuali liberal, adesso che non hanno un capo da acclamare. Se avessero un po' di onestà intellettuale, constaterebbero che il cesarismo in questo paese è sempre esistito, ed è sempre stato trasversale alle posizioni politiche. No, il problema non è che non si deve accettare passivamente quel che dice il capo; il problema è il capo.

Bello fare i comunisti quando chiudere il pugno ti colloca immediatamente e automaticamente all'avanguardia, quando il privilegio culturale si trasforma in privilegio economico grazie alla magica alchimia del corporativismo (atteggiamento culturale e prassi economica con cui il proletariato e la rivoluzione socialista, come potrete capire anche da soli, non c'entrano una beata mazza). Quando, se la rivoluzione non scoppia, è il popolo a essere bue, reazionario, fascista, e chi più ne ha più ne metta, non tu che hai sbagliato a interpretare la fase storica o a sviluppare il tuo agire politico.

Se uno volesse essere schematico e settario come Vauro, potrebbe chiedere a lui che cosa ci facesse in Manuale d'amore 3 di Giovanni Veronesi e Colpi di fulmine di Neri Parenti, due film che non ho visto, ma che a occhio e croce sembrerebbero commedie disimpegnate, e non fulgidi esempi di impegno politico. Ma io non voglio essere schematico e settario, per cui non mi crea problemi che Vauro voglia partecipare a manifestazioni culturali dello spirito popolare. Mi sembra ipocrita, però, che voglia impedirlo ad altri.

Caro Vauro, la ragione per cui Dario Fo ieri era su quel palco è che un artista e intellettuale deve stare vicino al popolo. Un popolo che gli ultimi decenni, con i loro cataclismi economici e sociali, hanno profondamente cambiato nella sua composizione e nella sua visione del mondo. Tu hai scelto di farlo girando film con i tuoi amichetti post-comunisti, il "compagno Dario" ha deciso diversamente. Deve essersi persuaso, immagino, che se mancava una sinistra, era da lì che bisognava cominciare a ricostruire. Perchè, sarà un concetto fastidioso ma devo proprio esprimerlo, ammesso e non concesso che la piazza Cinque Stelle sia di destra, è proprio lì che bisogna andare. Questo, se il tuo obiettivo è fare politica. Se, invece, è crogiolarsi in un primato morale autoproclamato, e vivere di rendita su un'identità sterile mentre i comuni mortali (il proletariato, si diceva una volta) devono fare i salti mortali per vivere, tutto torna. Però poi non rompere i coglioni se l'alternativa alla destra manca.

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