venerdì 20 dicembre 2013

Intellettuali d'oggi

 
C'è una pagina su Facebook dal nome Siamo la gente, il potere ci temono. Ogni tanto qualche amico condivide le facezie che pubblicano, e devo dire che di quando in quando mi strappano un sorriso. Eppure non posso fare a meno di pensare che se queste persone, indubbiamente dotate di senso dell'umorismo e capacità critica, li impiegassero per offrire strumenti di comprensione alla gente, anziché prenderla in giro, forse ci sarebbe meno da ridicolizzare nel discorso politico internettiano.

Come al solito, da incorregibile piccolo borghese quale sono, incrocerò la dimensione pubblica con quella privata, rifacendomi alla mia esperienza personale. Quando non ero che un fanciullo, la controfigura di Nilde Iotti che mi è toccata per madre mi esortava ognora a ingobbirmi sulle sudate carte, sognando segretamente di avere un figlio scartellato come Giacomo Leopardi. Ora, per chi non lo sapesse, gli insegnanti di italiano in questo paese si dividono in due fazioni irriducibilmente nemiche: quelli che stanno con Manzoni e quelli che stanno con Leopardi. E che te ne fai dei guelfi e dei ghibellini! Mia madre è del partito di Leopardi, e credo sognasse di avere anche lei un figlio gobbo e sventurato. Purtroppo la malformazione non è mai arrivata. Lo stesso non si può dire della sventura, che invece mi accompagna da vari lustri senza mai perdermi di vista, come la nuvoletta dell'impiegato seguiva Fantozzi o come Sancho Panza seguiva Don Quijote. Uno su due, cara madre: non è andata poi così male...

Ma perché tanta pervicacia da parte della genitrice nel volermi dotto? Al di là del fascino dello scartiello, c'era la convinzione che i figli dovessero studiare per raggiungere una buona posizione nella vita. Sì, avete ragione, detta così, alle soglie del 2014 fa ridere, ma vi giuro che una volta la gente lo pensava davvero. Lo pensava per un duplice motivo:

1) Il ceto medio intellettuale aveva fatto la parte del leone nel boom economico, che era coinciso con la giovinezza dei miei genitori, e quindi con la loro entrata nel mondo del lavoro. Loro erano diventati adulti in un'Italia che richiedeva insegnanti, impiegati di concetto, giornalisti e via dicendo.

2) Questo è un paese che dal Basso Medio Evo in poi ha sfornato cervelli in quantità, ma non ha mai "fatto sistema", come si dice oggi. Viviamo in un eterno XV secolo, aspettando come un Messia il principe di machiavelliana memoria, e gli unici due modi per emergere sono le armi e il sapere. O ti fai leone o ti fai volpe, per mutuare le allegorie dello statista fiorentino. A meno che tu non ti chiami Gardini o De Benedetti, o ti fai strada con la forza (criminalità comune e organizzata), oppure con le competenze abbinate all'astuzia (e qui abbiamo un ampio ventaglio che va dai baroni universitari ai furbetti del quartierino).

Ora, capirete bene - o almeno lo spero - che il ruolo dell'intellettuale che emerge dal primo punto è democratico, quello che emerge dal secondo punto no. Nel primo caso l'intellettuale (inteso qui come soldato semplice del sapere, il comune laureato) serve il suo paese; nel secondo, serve solo il proprio interesse. In milioni abbiamo studiato in quest'ottica, e in milioni ci siamo trovati orfani di un ruolo da svolgere nella società italiana, una volta che lo Stato ha fatto fagotto e ha lasciato il campo economico ai cannibali e ai necrofagi. Tra l'altro, essendo il nostro sistema educativo superato rispetto alle esigenze di un mondo che cambiava molto in fretta, oggi i nostri titoli di studio sono spesso carta straccia all'estero, specialmente nel settore umanistico.

E allora tutti questi intellettuali (detto sempre in senso lato), cresciuti in famiglie che giustamente volevano solo il meglio per loro, e per quello li hanno fatti studiare, sono adesso inutili. Molti laureati sono costretti ad accontentarsi del call center, qualcuno affronta lunghissime trafile per tentare una carriera nell'università o nella scuola, ormai sature di tanta scienza inutile. Altri, ormai sconfitti, si sono rassegnati a smettere di cercare un lavoro, se hanno i mezzi per sopravvivere senza dover vendere contratti capestro a ultranovantenni della provincia di Belluno che non hanno neanche un concetto ben definito di cosa sia un telefono cellulare.

Naturalmente, queste persone sono tendenzialmente di sinistra. E perchè stupirsi, visto che la sinistra ha sempre egemonizzato la cultura, in Italia? Solo che la sinistra, in un paese che è fermo al XV secolo, assume dei caratteri particolari. Caratteri tardo-feudali. E io che ho studiato adesso dovrei mettermi sullo stesso piano di un idraulico, che quando scrive sbaglia i congiuntivi? O di un operaio del Nord-est che è entrato in fabbrica a 14 anni e non ha mai avuto modo di imparare la data del Congresso di Vienna? Non esiste proprio! Porterò avanti la mia visione del mondo con sussiego e alterigia (conosco pure le parole difficili), e dileggerò la sua con ogni mezzo. Mi dirò comunista, crociato per la liberazione dei lavoratori, ma li prenderò per il culo i lavoratori, che sotto sotto disprezzo e considero semplici pedine di giochi fatti dalla gente colta come me. Io sono meglio di voi, cribbio! Come osate organizzare il vostro poco informato dissenso senza chiedere il permesso a noi gente istruita, e soprattutto senza riconoscerci il ruolo che ci spetta??? Noi vi dileggeremo, vi scherniremo e faremo di voi bersaglio di irrisione e sarcasmo.

Quello che non faremo in nessun caso è mischiarci a voi come i vostri pari, parlarvi dei nostri punti di vista e ascoltare i vostri, rischiare di constatare che il ruolo di direzione morale che ci sembrava esserci stato attribuito da una cultura che aveva perso aderenza alla realtà per chiarissimi motivi strutturali, adesso ce lo dobbiamo guadagnare con la persuasione e l'abilità dialettica. E come potremmo accettare l'eventualità che su di noi prevalga qualche semianalfabeta criptofascista che non è mai andato oltre l'Istituto Tecnico? Molto meglio aspettare che si plachi tutto il casino che state armando, che si torni ai toni civili e urbani che ci si confanno, e che il dissenso torni a essere rappresentato dai partitelli dello 0,5%. Che tutto torni tranquillo. La democrazia, se non si fosse capito, ci fa schifo. Noi aspettiamo il Principe. Quando arriverà, avrà bisogno di noi, e riavremo finalmente il posto che ci spetta.

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