mercoledì 20 agosto 2014

La violenza che va contromano


L'11 settembre 2001 è uno di quei momenti in cui tutti ricordano dov'erano e cosa facevano. Io ero a casa a fare una prova di traduzione, per quella che si sarebbe rivelata la più interessante e meglio retribuita collaborazione professionale della mia vita. Si può dire dunque che l'11settembre a me portò fortuna. Ricordo che mia madre, seduta davanti alla TV, mi chiamò per dirmi che c'era stato un attentato a New York. Io guardai per qualche secondo le immagini, e a dirlo adesso sembra che vi stia raccontando una bugia, ma ebbi immediatamente una sensazione strana, come se quella fosse una scena da film, e mi venne subito il sospetto di trovarmi davanti alla Piazza Fontana statunitense. Con il passare del tempo si sono moltiplicate le tesi "complottistiche" su quell'odioso attentato (dire che Nerone appicca il fuoco a Roma non è complottista, chissà per quale motivo, visto che ai nostri governanti non verrebbe mai in mente di uccidere i loro stessi cittadini. Ma gli antichi Romani, si sa, erano depravati), e oggi si può tranquillamente dire che se non ti è mai venuto un dubbio sulla versione ufficiale o sei poco informato o soffri di qualche patologia psichica. Una delle più diffuse, e forse la peggiore di queste patologie, è quellla che porta la gente a pensare che, in un mondo plasmato da millenni di violenza organizzata, disciplinata e puntualmente giustificata e assolta da stuoli di sacerdoti, giuristi, economisti e "intellettuali" d'ogni sorta, è più probabile che la violenza venga da parte  di quattro balordi bigotti. Perchè quando uno è così miserabile e coglione da pensare che questa esecrabile macchina repressiva sia lì per difendere i quattro pidocchi che ha messo insieme industriandosi e ingegnandosi tutta una vita, e non il sistema che consente a quattro lestofanti (che belli questi vocaboli desueti e stucchevoli nel loro moralismo!) di vivere del suo industriarsi e ingegnarsi, è disposto a credere a qualsiasi cosa. E a fare qualsiasi cosa. Pure a sparare ai pezzenti (e aridaje con Eduardo!). Soprattutto a sparare ai pezzenti.

Ma ci vuole la minaccia. Quella è fondamentale. Se io mi convinco che posso convivere pacificamente con te, dopo diventa difficile che io possa accettare la violenza sistematica nei tuoi confronti. Da 2001 ad oggi i professionisti della violenza di buona parte del mondo occidentale si sono prodigati per inculcarci l'idea che i musulmani sono pericolosi per noi. Certo, che lo siano in particolare quelli che loro hanno armato e addestrato è fuor di dubbio. Ma forse anche questo è complottismo. Ed è comprensibile che molti lo giudichino tale. Se devo attraversare una strada e le auto sfrecciano, è naturale che io percepisca un pericolo. Ma - e qui casca il proverbiale asino, cari amici del Bradipo - come faccio a decidere da che parte guardare mentre attraverso? Semplice: io so che in questo paese i veicoli motorizzati tengono la destra, per cui guardo automaticamente a sinistra. E se qualcuno arriva contromano? In quel caso rischio di essere investito. Per questo io, prima di attraversare, guardo sempre da entrambi i lati.

La violenza è tale, cari i miei compagni di elucubrazione, perchè per l'appunto viola alcuni dei diritti fondamentali dell'essere umano (quello all'incolumità, alla libertà di pensiero e di espressione e vi dicendo), non perchè lo fa senza autorizzazioni e carte bollate. Dunque, un terrorista o presunto tale che decapiti un uomo (ammesso e non concesso che la decapitazione non sia l'ennesimo film di indiani e cowboy) commette un crimine atroce, ma non peggiore di chi, con tutti i crismi dell'ufficialità di chi ha un posto nell'Assemblea delle Nazioni Unite, bombarda un centro abitato o spara a sangue freddo a persone disarmate.

La strada che oggi stiamo attraversando tutti è veramente brutta. Le macchine corrono, non rallentano per nessuno e non si fermano neanche quando sentono la botta sul cofano. Si deve guardare da entrambi i lati, sempre. Perchè un pezzo di merda senza coscienza e senza rispetto per niente e nessuno non si fa scrupoli, credetemi, ad andare contromano.

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