mercoledì 27 agosto 2014

Proletariato morale

Cari, amici, dovete sapere che ormai l'unico scopo di questo blog è quello di una strenua resistenza al "comune buonsenso", una dittatura dell'diozia e del conformismo che ci porterà tutti sull'orlo del baratro, e in esso ci scaraventerà senza tanti complimenti. A meno che. A meno che non cominciamo a ribellarci. E non tanto rispetto a uno stato la cui funzione repressiva è spesso sopravvalutata, magari cercando uno sterile scontro con gli sbirri che sono tutti bastardi (ACAB!!!) quando gliene si fornisce una scusa; la liberazione comincia dalle nostre capuzzelle, infestate di pregiudizi che dell'ultimo orizzonte tanta parte al guardo escludono. Nelle parole di Bob Mould, cantante e mente creativa degli Husker Du (e scusate se è poco): la rivoluzione comincia a casa propria, preferibilmente davanti allo specchio del bagno.

Quache tempo fa scrissi un post intitolato Sfruttati al dettaglio, in cui narravo della mia afflizione nel dover seguire una trafila professionale insoddisfacente e, soprattutto, moralmente umiliante. Mo', siccome mi sono reso conto che il termine "morale" è non solo estraneo alle categorie cognitive dei più, ma anche oltremodo ostico, mi dovrò sforzare di farvelo capire. Di farvi capire, per essere più precisi, come lo intendo io.

Avete presenti quei film ambientati nel futuro in cui si mostra un'umanità post-atomica che lotta per la sopravvivenza in un mondo senza più regole? Ecco, è così che saremmo costretti a vivere se rimanessimo, per l'appunto, senza regole. Molti credono che sia la legge, con la minaccia della sanzione, a tenere in piedi l'ordine, in quanto rispetto di una serie di regole. Ma se ci riflettiamo vedremo chiaramente che il vivere civile si fonda soprattutto su regole e consuetidini non scritte. Gli esseri umani sono in grado con la stessa coerenza e costanza di infrangere regole che ritengono stupide o scritte male, e di darsene altre senza bisogno di minacciarsi a vicenda affinchè le si rispettino.Quale legge ci obbliga a metterci in fila alle casse di un supermercato? Me la fate leggere? Certo, poi c'è magari il furbo che cerca di infilarsi fra un cliente e l'altro. E il fatto che furbi di questa guisa abbiano preso il sopravvento in Italia e in Europa è, secondo il vostro fesso di riferimento, alquanto preoccupante.

La morale, spero di poter essere compreso dopo l'esempio del supermercato, è quindi nient'altro che la nostra capacità di convivere senza danneggiarci a vicenda e senza dover chiamare i gendarmi ogni tre e quattro. Toglieteci la possibilità di una vita morale , e ci avrete tolto ogni spiraglio di libertà e dignità. Questa è la forma di miseria oggi predominante nel nostro paese. Il proletario dell'Inghilterra vittoriana, per fare un esempio da anglista, era sfruttato e violentato nel corpo; il nuovo proletario è sfruttato e violentato nelle sue capacità di raziocinio; al primo avevano tolto il diritto di campare; a noi, nati nell'abbondanza comprata dal sudore del proletariato classico, stanno togliendo il diritto di vivere. Per quanto si possano contrarre i nostri consumi, non moriremo di fame. Ma non saremo liberi di essere ciò che desideriamo, nè individualmente nè collettivamente. 

Diceva Sant'Agostino che chi cercava Dio non doveva allontanarsi troppo, bastava guardare dentro di sé. E io dico che chi oggi cerca il proletariato, la miseria, lo sfruttamento, non ha bisogno di andare a cercarlo nei sweatshop cinesi o centroamericani; basta guardarsi allo specchio del bagno, come diceva Bob Mould. E dare inizio alla rivoluzione morale che ci richiede questo tempo infame.

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