venerdì 22 agosto 2014

Le formiche, l'insetticida e gli zingari


Cari epigoni, epigrafi, poligrafici e peristaltici, buonasera. Oggi vi vorrei parlare di come spesso l'essere umano, nella sua infinita meschinità, è ben lieto di emulare il cane della saggezza popolare partenopea, ovvero di mordere sempre il pezzente. Sì, in effetti soo considerazioni abbastanza simili a quelle contenute nel post su Gomorra, la serie, ma qui proverò ad articolare in modo un po' diverso. Partiamo, come tante altre volte, dal mio vissuto personale. "Saranno cose già sentite, o scritte sopra un metro un po' stantio, ma intanto questo è mio", cantava il barbone modenese.

Dunque, c'è una categoria dello spirito che chi vive a Napoli non può assolutamente ignorare: il viecchio sul pullman. Costui ha un'idea estremamente precisa di come eliminare tutti i mali del mondo; idea che riesce brillantemente a far coincidere con l'eliminazione di tutto quanto arrechi fastidio a lui. O a lei, perchè poi c'è anche l'equivalente femminile, la vaiassa onnisciente da barricata. Non lasciatevi ingannare dal suo sermo vulgaris e dalla sua apparente sciatteria: costei ha letto tutto lo scibile umano, e si è in genere laureata alla Sorbona con una tesi sulla fenomenologia husserliana vista da una prospettiva post-femminista e post-coloniale. Dunque, questi luminari del pensiero su gomma allietano talora gli altri passeggeri con dotte disquisizioni su alcune delle cause di disagio sociale urbano. L'esito pressochè universale delle loro indagini è che ci sono troppi stranieri, in particolare neri e zingari. Guardatevi bene, se mai doveste imbattervi in menti di tale caratura, dall'osservare che a Napoli la gente di merda non è mai scarseggiata, e che il disagio sociale in questione i neri e gli zingari lo hanno trovato già bello e apparecchiato. Non sia mai doveste fare questo errore, rischiereste di dover arrivare al capolinea per chiarire la vostra posizione ed evitare conseguenze potenzialmente spiacevoli.

Taglio. Parliamo adesso di formiche. Oggi ne ho dovute eliminare alcune con l'insetticida. Mi è dispiaciuto, perchè mi sono molto simpatiche come animali. Vi assicuro che hanno una società meglio organizzata di qualsiasi società umana, e più morale. Non sto scherzando. Se una formica rifiuta la logica di solidarietà e mutuo soccorso che regge il formicaio, ne viene allontanata. Ecco perchè io ammiro le formiche, e mi dispiace doverle uccidere. Ma il fatto è che quelle mi avevano invaso la stanza, e la convivenza fra l'uomo e la formica presenta svariate controindicazioni. Non potendo persuadere gli operosi insetti a lasciarmi quello spazio, limitando le proprie scorribande al terrazzo, ho dovuto ingaggiare con loro una lotta impari. Perdonatemi, industriose amiche, per quello che vi ho fatto. Perdonatemi, dal paradiso delle mollichelle in cui non dubito che ora vi troviate.

Le formiche non parlano. Non ragionano. Gli esseri umani dovrebbero. Ma poi rischierebbero di scoprire che anche noi siamo formichine, rispetto a quella razza tignosa, quella razza che non muore mai, che nei secoli e nei millenni ha preso tanti nomi diversi e tante diverse collocazioni nelle dinamiche sociali, ma che in sostanza si contraddistingue per una semplice caratteristica: quella di vivere dell'altrui lavoro. Il re, il faraone, il feudatario, l'aristocratico, il proprietario, il padrone, il magnate... quante parole diverse per dire sempre essenzialmente la stessa cosa, e cioè che TU ti spacchi il culo per consentire a LUI di accumulare molto di più di quanto non gli sia necessario a vivere, molto di più di quanto non possa consumare. E agli esseri umani non piace constatare di essere piccoli, indifesi, insignificanti, come tante formichine.

E arriviamo finalmente al punto. Quando un evento disastroso ci colpisce, come ne sono state colpite oggi quelle povere, innocenti formiche, la colpa la diamo non a chi si strafoca i palatoni sani, mentre noi andiamo raccogliendo mollichine; non a chi è cresciuto a dismisura in ricchezza e potere, e all'occorrenza ci schiaccia facendosi meno scrupoli di queli che mi sono fatto io qualche ora fa nell'usare l''insetticida. Nossignore, so' stati i zingari. O i marocchini, o i polacchi, o chi per loro. Insomma, quelli che vengono da altri formicai. Che si tratti di una famiglia sterminata o di un attentato terroristico, la logica è esattamente la stessa. Noi da una parte, loro dall'altra. E il gigante con l'insetticida in mano, grosso com'è, puntualmente ignorato.


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